Sanità: l’errore del medico lo provi il paziente

Per ridurre la spesa sanitaria il Governo nella legge di Stabilità ha introdotto delle norme che riguardano le responsabilità del medico. Ne parla il Corriere della Sera.

LE NUOVE NORME

Come funziona oggi?

Ci sono diversi modi per pararsi da un pericolo. Lo scudo dei medici è la prescrizione di farmaci, visite, ricoveri e esami in eccesso. Otto su dieci, la ricerca è dell’università Cattolica, ammettono di avervi fatto ricorso almeno una volta nell’ultimo mese, quando hanno avuto il sia pur remoto timore di finire in tribunale con l’accusa di aver sottovalutato qualcosa. Alla domanda circa il motivo che li ha spinti a usare tanta prudenza, quasi tutti rispondono di aver voluto proteggersi dal rischio di eventuali procedimenti giudiziari avviati da pazienti scontenti, danneggiati o non guariti.

Quello delle denunce è un numero in deciso aumento rispetto agli anni passati, nonostante il numero delle condanne penali non superi il 2%. In più questo genere di “medicina difensiva” costa allo stato quasi 10 miliardi l’anno

Nella legge di Stabilità, da varare entro l’anno, potrebbero rientrare, almeno in parte, proposte contenute in un documento consegnato a Beatrice Lorenzin prima della pausa estiva da Guido Alpa, il giurista che ha presieduto una apposita commissione ministeriale nominata a marzo. Tra i punti chiave, l’inversione dell’onere della prova. Spetterà al malato dimostrare che il medico ha sbagliato e non a quest’ultimo di aver agito correttamente. In ambito civile, riduzione dei tempi di prescrizione da 10 a 5 anni ma solo per i dipendenti del servizio sanitario e per quelli convenzionati (ad esempio gli ambulatoriali).

Più precisamente

I liberi professionisti mantengono con i pazienti un rapporto cosiddetto contrattuale e rispondono direttamente di eventuali responsabilità. Per gli altri colleghi invece viene suggerito il passaggio al rapporto extracontrattuale che fa scivolare la responsabilità sulla struttura. E ancora. Limiti all’azione di rivalsa sul singolo professionista. Non si dovrebbero ripetere, così, storie come quella di cui è stato di recente protagonista uno psichiatra del servizio pubblico che si è visto sequestrare la proprietà dopo essere stato denunciato come responsabile del suicidio di un suo malato.

Continua a leggere sul quotidiano in edicola

Share this article