L’Avis costretta a smentire le nuove (e vecchie) bufale sulle donazioni di sangue dei vaccinati

Dalle presunte sacche gettate per via della coagulazione, alla (falsa) richiesta di donazioni da parte di persone non vaccinate. E su Telegram proseguono le fake news

20/01/2022 di Enzo Boldi

«Mi hanno detto che». «Un’amica che lavora lì mi ha riferito che». Per non parlare dei cugini tutto fare. Il plot delle narrazioni bufalesche è sempre lo stesso. Si creano personaggi di fantasia a cui viene affibbiato un ruolo ben preciso, spesso interno all’istituzione o all’ente che si vuole colpire con la propria propaganda. Poi gli si fanno affermare cose non vere che, però, vengono percepite come tali da quelle menti che, per propria ideologia e convinzione, non attendono altro che leggere queste vicende. E così, ancora una volta, l’Avis si vede costretta a dover smentire nuove e vecchie fake news che stanno spopolando nelle chat: dal sangue coagulato dei vaccinati, fino alla richiesta di donazioni a quella porzione di popolazione che ancora non si è immunizzata.

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Questi sono alcuni dei messaggi inoltrati in diverse chat Telegram in cui si fa riferimento a una presunta “amica infermiera” che, guarda un po’, lavora proprio per l’Avis.

Una narrazione non nuova. Ne avevamo già parlato nel mese di giugno, quando a distribuire questo latte di bufala al popolo no vax era stato Enrico Montesano. Perché, ovviamente, si tratta di una fake news che l’Avis smentì immediatamente. Ma come ogni narrazione falsa insegna, ecco che il tempo porta alla sua riproposizione dando vita ad assurde mozioni come quella del “volantino” social che sta circolando in queste ore.

Sangue vaccinati coagulato, torna a circolare la bufala. E non solo

Ma la trama si infittisce. Perché se il prequel è stato immediatamente spoilerato dalla stessa Avis, ecco che per creare appeal e indignazione nel pubblico che frequenta le sale social vengono messe in scena altre paradossali interpretazioni di norme e indicazioni piuttosto chiare. Di cosa parliamo? Si fa riferimento alla presunta (anzi, falsa) richiesta di maggiori donazioni di sangue da parte dei non vaccinati perché il loro sangue sarebbe “più sicuro”. Ovviamente non è così, come spiegato puntualmente dal presidente di AVIS Nazionale, Gianpietro Briola:

«Questa informazione non ha un benché minimo fondamento e nasce da una errata interpretazione di una circolare del Ministero della Salute, con cui si è stabilito che non vi è obbligo di Green pass per accedere alle strutture di raccolta. Questa decisione è stata assunta in quanto i donatori si recano nei Servizi trasfusionali per sottoporsi a una prestazione sanitaria, peraltro dopo essere stati sottoposti a triage telefonico, finalizzato a conoscere in modo approfondito le attività svolte negli ultimi giorni. A questo bisogna aggiungere l’accesso contingentato previa prenotazione, il rispetto del distanziamento sociale, l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la misurazione della temperatura, la somministrazione di un questionario e un colloquio con il medico. Inoltre, i donatori sono chiamati a rispondere a un’esigenza del Sistema Sanitario Nazionale e sono, quindi, titolati ad accedere nel rispetto delle norme e dei protocolli vigenti».

E anche questa bufala può entrare in quello stesso cassetto che contiene quella del sangue vaccinati coagulato. I cittadini, per avere informazioni corrette, non dovrebbero affidarsi ai riportini letti sui social, ma leggere quel che c’è scritto sui siti e i profili ufficiali. Per non credere a cugini e amici di amici sconosciuti.

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