Matteo Salvini: «La manovra è come il Milan, per questo non esulto»

01/10/2018 di Enzo Boldi

Al tanto clamore di giovedì sera, con l’esultanza stile finale Mondiale del 2006 di Luigi Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi dopo l’approvazione delle modifiche alla bozza del Def, fa da contraltare la reazione pacata dell’altro leader della maggioranza di governo. Matteo Salvini, infatti, ha preferito non esternare alcun sentimento in merito ai primi passi verso la manovra economico-finanziaria che il governo intende portare a termine dopo il lungo braccio di ferro con il ministro Tria. E per spiegare la sua posizione, il leader della Lega ha utilizzato un paragone calcistico a lui molto caro.

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«Preferisco non esultare ancora – spiega a Il Mattino Matteo Salvini -. Preferisco attendere il novantesimo minuto, a risultato raggiunto. Questo me lo ha insegnato il mio Milan». Un paragone abbastanza calzante, dato che la serata di giovedì – definita storica dai Cinque Stelle che hanno dichiarato di aver finalmente abolito la povertà – è solo il primo passo di un lungo iter che porterà (forse) a una complicata stesura e approvazione della legge di Stabilità.

Salvini Manovra, la non esultanza per paura di un gol al 90°

E mentre in piazza si scatenava la felicità del popolo pentastellato, guidato dall’esultanza smisurata del proprio leader Luigi Di Maio, Matteo Salvini non era poi così preso da ciò che stava accadendo a Palazzo Chigi: «Io ero a casa a dormire». Niente ore piccole per il leader della Lega, che ha preferito divincolarsi dagli hashtag grillini per rilassarsi in vista di un lungo cammino che nelle prossime settimane potrebbero rendere quella gioia del suo alter ego a Cinque Stelle in un boomerang

Salvini Manovra, la modifica della Legge Fornero

La zona Cesarini è la paura più grande del leader della Lega. «Io sono scaramantico – racconta Salvini a Il Mattino -. Penso che il cammino per l’approvazione della Manovra sia difficile e pieno di ostacoli». E l’ultima battuta la dedica a un suo cavallo di battaglia, a quell’«ultimo uomo» da superare per condurre la propria squadra alla vittoria: «Poter modificare, dopo cinque anni di battaglie, la Legge Fornero sarebbe comunque un successo».

(foto di copertina: ANSA/SIMONE ARVEDA)

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