Salvini non vedeva l’ora di tornare in piazza per prendersela con i contestatori e con i migranti «turisti che non vogliamo»

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Palermo e Barcellona Pozzo di Gotto hanno riservato un'accoglienza piuttosto tiepida al leader della Lega

Non vedeva l’ora di tornare nelle piazze. Matteo Salvini lo aveva detto anche commentando i sondaggi che, recentemente, avevano visto la Lega scendere di diversi punti percentuali nel gradimento degli elettori. Secondo il leader del Carroccio, questa perdita di fiducia era da collegarsi alla mancanza di contatto con la gente. Per questo aveva iniziato, già dalla scorsa settimana, ad andare in tour in Campania e, negli ultimi giorni, anche in Sicilia. Qui, però, si è dovuto scontrare con la realtà del Salvini contestato.



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Salvini contestato a Palermo e a Barcellona Pozzo di Gotto

A Palermo e a Barcellona Pozzo di Gotto, infatti, l’ex ministro dell’Interno ha dovuto affrontare un gruppo di manifestanti che, intonando Bella Ciao, hanno preso di mira il leader della Lega. Siamo tornati nel terreno preferito di Salvini, quello del copione da rispettare: le persone lo attaccano, lui fa prima la parte del bersaglio e poi contrattacca con battute decisamente pesanti anche su temi sensibili.



In modo particolare, su quello dei migranti: «Chiedo a quelle persone che stanno sui balconi e che mi contestano di prendersene due o tre a testa – ha detto Salvini -: la Sicilia ha bisogno di turisti che pagano, non di turisti che sono pagati per non fare un accidente dalla mattina alla sera. Lasciate il vostro iban e poi quando andate a casa mamma e papà pagano per voi. L’obiettivo è di dare lavoro a chi vuole lavoro, non a quei quattro scioperati là dietro».



Il riferimento era a un gruppo di ragazzi che, nel corso del suo comizio a Barcellona Pozzo di Gotto, lo avevano attaccato e contestato. Saranno scene che caratterizzeranno l’estate, nonostante i tre mesi di coronavirus e nonostante il nuovo clima che, necessariamente, si respira in Italia, in Europa e nel mondo. Per Matteo Salvini sarà sempre così: campagna elettorale permanente, sfida tra contestato e contestatori, attacchi ai migranti per ottenere consensi facili. Occorrerà vedere se questa strategia, nel 2020, pagherà allo stesso modo che nel 2018 e 2019.