«Mai ricevuto un avviso di garanzia in vita mia», Salvini dimentica la condanna per oltraggio a pubblico ufficiale

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Nel 1999 il ministro dell'Interno venne condannato per aver lanciato delle uova contro l'allora primo ministro Massimo D'Alema

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo lo show in diretta Facebook, ha incassato un buon apprezzamento da parte dei suoi “complici”, come lui stesso li ha definiti. In uno dei passaggi in cui apre la busta con l’avviso di garanzia, Salvini ha dichiarato che “è la prima volta che vedo un atto giudiziario nei miei confronti“.



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Peccato che l’attuale ministro dell’Interno stia palesemente mentendo. Nel 1999, infatti, venne condannato a 30 giorni di carcere (con pena sospesa) per oltraggio a pubblico ufficiale, dopo che tentò di lanciare delle uova nei confronti dell’allora primo ministro Massimo D’Alema, impegnato in un evento a Milano, prendendo invece le forze dell’ordine difese oggi con la massima forza.

Salvini, inoltre, dimentica l’esposto presentato nei suoi confronti dal rappresentante del Partito democratico Luigi Zanda dopo le parole pronunciate dal ministro degli Interni alla morte dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. “Politicamente parlando Ciampi è uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, come Napolitano, Prodi e Monti“, dichiarò il 16 settembre 2016. L’esposto alla procura di Roma, tuttavia, non portò ad alcun tipo di indagine.



Il ministro, successivamente, si è lanciato in accuse ancora più gravi nei confronti della magistratura: “Qualcuno ha voglia di fermare Salvini, la Lega e la voglia di il cambiamento del popolo italiano. Non ci fermeranno“, ha dichiarato Salvini.

L’imbarazzo all’interno del Movimento 5 Stelle è evidente. La replica più dura è toccata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Il ministro dell’Interno può ritenere che un magistrato sbagli ma rievocare toghe di destra e di sinistra è fuori dal tempo. Non credo che Salvini abbia nostalgia di quando la Lega governava con Berlusconi. Chi sta scrivendo il cambiamento non può pensare di far ritornare l’Italia nella Seconda Repubblica“.



(Foto credits: Ansa)