Salvate il soldato Matt Taylor (e la sua nerdissima camicia)

Dopo la missione Rosetta, Matt Taylor continua a far parlare di sé. Stavolta lo scienziato londinese è finito sotto accusa per la sua particolare camicia che raffigura diverse donne in lingerie armate di pistola. Gusto dell’orrido a parte l’astrofisica Katie Mack ha commentato senza peli sulla lingua la mise: «Non mi importa cosa gli scienziati indossino. Però una camicia così non è appropriata al suo ruolo dal momento ci sono anche donne che lavorano per la scienza».

Come prevedibile, anche in Italia, per ogni cosa che raffiguri una donna svestita scoppia un putiferio. Matt Taylor si è perfino scusato (piangendo in diretta tv) per l’episodio. Sì, si è scusato tra le lacrime.

Scusa di cosa Matt? Magari la camicia era di dubbio gusto (non per le donne svestite ma per lo stile), magari non era una mise da “scienziato” ma è sempre più difficile capire cosa ci sia di intelligente dietro l’indignazione femminista 2.0, celere quando si tratta di parlare di t-shirt gate e meno efficace quando si tratta invece di andare sul concreto nei piccoli “medioevo” che vivono le donne ogni giorno.

Anche perché, come ben riassume il tweet di sotto, non esiste proprio nulla di cui scusarsi. La maglietta con le donnine a me piace ed è sempre meglio di certe mise nostrane.

Come spiega Ana Kasparian (produttrice di The Young Turks show) questo tipo di reazione “rosa” crea un «disservizio enorme per il movimento femminista».

Sarebbe l’ora di smetterla quindi con l’indignazione da tastiera ed iniziare a fare interventi più intelligenti e concreti. “Fare” qualcosa per i diritti femminili implica però uno sforzo neuronale maggiore e il deficit da “mi si nota di più se” è una malattia contagiosa.

Colpisce casualmente sia gli uomini che le donne.

Come l’idiozia.

(Credits copertina European Space Agency/PA Wire)

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