Il direttore di Libero Alessandro Sallusti torna nuovamente sulla puntata di Non è l’Arena in un lungo editoriale pubblicato sull’edizione odierna del suo quotidiano. Il titolo è eloquente, anche se la rievocazione del concetto di comunismo sembra fortemente esagerata, se applicata al caso specifico. Sallusti afferma di essere «libero di non essere comunista» e rivendica il fatto di aver abbandonato in diretta la trasmissione Non è l’Arena, rinunciando al compenso pattuito, che – nel frattempo – stava andando in onda da Mosca, con il conduttore Massimo Giletti in uno studio affacciato sulla Piazza Rossa.
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Il direttore di Libero ha esplicitamente fatto riferimento almeno a una ospite della trasmissione, la portavoce del ministro della Difesa Lavrov, sostenendo che parlare con gli «agenti di Mosca» è dannoso ed è una perdita di tempo. Lo stesso direttore Sallusti afferma, tra le altre cose, che in questi casi non è possibile applicare la par condicio e, dunque, garantire una copertura mediatica anche alla versione di Mosca, bollata come propagandistica.
Intanto, oltre al dissenso di Sallusti – apertamente polemico con Giletti -, il conduttore dovrà affrontare la rete, al rientro da Mosca. Si riportano, infatti, voci di malcontento a La7, sia per come è stata organizzata la trasmissione in diretta da Mosca (con l’unica ospite “istituzionale” russa che si è collegata via Skype e non in presenza), sia per gli effetti che ci sono stati. In modo particolare, alcune voci parlano di una certa maretta tra i colleghi di Giletti a La7.