Nell’elenco dei controllati da Pegasus anche il nome di Romano Prodi

Categorie: Cyber security

Possibile che siano state ascoltate alcune sue conversazioni quando era inviato dell'Onu per il Sahel

La giornata del 21 luglio – nell’ambito delle rivelazioni sullo scandalo Pegasus – è stata quella dei capi di stato e capi di governo, in carica o che hanno svolto questa funzione in passato. Una lunga lista di nomi, con quello di Emmanuel Macron che ha chiaramente fatto più rumore. Sia per la posizione che chiaramente il presidente francese riveste all’interno dello scacchiere internazionale, sia per la reale comprensione – con il coinvolgimento di Macron – dello stato di penetrazione dell’utilizzo dello spyware Pegasus, prodotto dall’azienda israeliana NSO Group. In quella lista, tuttavia, compare anche il nome di una autorità istituzionale italiana. Negli elenchi dei numeri di telefono controllati è spuntato anche quello dell’ex premier ed ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi.



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Romano Prodi nelle liste di intercettazioni con Pegasus

Il nome di Romano Prodi è stato riportato sul Washington Post che fa parte, insieme ad altre testate internazionali, del gruppo di giornalisti non profit Forbidden Stories che, con Amnesty International, ha avuto modo di esaminare i documenti che testimonierebbero l’utilizzo di intercettazioni illegali nei confronti di giornalisti, attivisti e – a questo punto – politici e rappresentanti delle istituzioni di diversi stati di tutto il mondo, messi nel mirino da almeno 10 governi (tra cui anche l’Ungheria di Viktor Orban).



Ma perché Romano Prodi – che ha declinato una richiesta di commento sulla vicenda, pur confermando l’identità di quel numero di telefono presente nell’elenco – sarebbe stato intercettato con Pegasus? Probabile che la sua figura sia stata inserita in quel mosaico che ha coinvolto anche Macron e che ha riguardato gli interessi di alcuni stati africani (contestualmente sono state denunciate intercettazioni, ad esempio, anche nei confronti del re del Marocco Mohammed VI). A farle partire sarebbero stati i servizi di intelligence del Marocco e dell’Algeria. Non bisogna dimenticare, infatti, che Prodi ha rivestito il ruolo di inviato dell’Onu per il Sahel: nel 2012, infatti, la nomina era arrivata direttamente dal numero uno delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. In quel frangente, Prodi avrebbe dovuto osservare attentamente l’evoluzione politica in Mali, un Paese stravolto dalla siccità e dalla carestia, che stava attraversando un momento di altissima tensione anche a livello di tenuta democratica.