Roger Waters contro il «golpe» venezuelano

Mentre in Italia tengono banco le polemiche sulla posizioni ufficiali del nostro Paese nei confronti della crisi venezuelana e sul mancato riconoscimento del leader del parlamento Juan Guaidó, che qualche settimana fa si è autoproclamato presidente al posto di Nicolas Maduro, arriva un’altra presa di posizione dura e controcorrente. Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi contro le presunte ingerenze americane nel paese sudamericano da parte di leader della sinistra europea, come Jeremy Corbyn e Jean-Luc Mélenchon, l’accusa arriva ora da una vera e propria leggenda della musica rock, Roger Waters.

Il “J’accuse” di Roger Waters in un tweet

Il bassista e anima dei Pink Floyd ha dato fuoco alle polveri con un’accusa indirizzata direttamente a Trump e al cosiddetto imperialismo americano, che si stanno rendendo responsabili, secondo l’artista, di un vero e proprio colpo di stato nell’obiettivo di impadronirsi delle ricche riserve petrolifere del paese sudamericano. Per Waters la crisi venezuelana è insomma l’ennesima declinazione della lotta dell’1% ricca della popolazione mondiale, contro il restante 99% che ne subisce passivamente politiche e finalità.

Da Israele al Venezuela: le prese di posizione dell’artista

Una posizione netta e controcorrente , che farà sicuramente discutere, ma che non è una novità nella carriera di Waters. Nel 2013 suscitarono ampie polemiche contro le dichiarazioni rilasciate dall’artista contro lo stato di Israele, quando Waters paragonò i palestinesi “agli ebrei durante la Germania nazista”. Una polemica a cui sono seguite vere e proprie campagne per far sì che agli artisti non suonassero in Israele e che aveva, due anni fa, innescato anche un acceso dibattito con il leader dei Radiohead Thom Yorke e l’anno scorso con il cantautore australiano Nick Cave. Posizioni che hanno attirato, sull’autore dell’immortale “The Wall”, accuse di anti-semitismo, alle quali l’ex Pink Floyd ha sempre replicato fermamente: “Non odio Israele, ma tutte le forme di apertheid, ovunque e in qualunque forma si manifestino”.

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