I social hanno fatto molto male al Rocci

Lo storico dizionario di greco, con una pagina Facebook molto attiva, è scivolato su una frase definita sessista

09/12/2020 di Gianmichele Laino

Per chi abbia studiato greco al liceo classico (ma anche per chi abbia proseguito negli studi dell’antichità classica successivamente), il Rocci è sempre stato un elemento a metà tra un amuleto, una istituzione, uno strumento didattico e un vero e proprio feticcio. Il più celebre vocabolario Greco-Italiano – realizzato in prima battuta dagli studi di padre Lorenzo Rocci che ha dedicato gran parte della sua vita, fino al 1939, alla sua compilazione – si è sempre ritagliato un ruolo a sé nell’immaginario collettivo degli studenti che hanno avuto modo di utilizzarlo. Per il suo linguaggio aulico, per l’attenzione dei brani di esempio che venivano associati ai lemmi, per la vastità del lessico che ha sempre preso in esame. Chi l’avrebbe detto che, quasi un secolo dopo, quella sua fama integerrima e austera sarebbe stata messa in dubbio dall’utilizzo dei social network del team di comunicazione della sua società editrice?

LEGGI ANCHE > Lucia Azzolina prova i nuovi banchi a rotelle in diretta televisiva

La grave annotazione sessista sulla pagina Facebook del Rocci

Il Rocci, infatti, è edito dalla Società Editrice Dante Alighieri che, nel 2011, ha predisposto una sua versione aggiornata che ha cercato di mantenerne i tratti caratteristici. Società che cura anche una vivacissima pagina social su Facebook, che ama proporre definizioni per parole rare che, spesso, danno uno spaccato di una società classica che, in maniera quasi incredibile, anticipa i tempi moderni. Nell’ultima occasione che il team social del dizionario Rocci ha avuto per svolgere questo compito, però, sembra di essere tornati in altre epoche.

Il 7 dicembre, la pagina Facebook del dizionario Rocci ha pubblicato – scegliendola anche come immagine di copertina – la definizione della parola gineconomoSi tratta di un magistrato dell’antica Grecia, la cui istituzione risale probabilmente ai tempi di Demetrio Falereo ad Atene (IV secolo a.C.) e che aveva il compito – lo diciamo qui in maniera piuttosto estensiva – di monitorare i costumi femminili (la radice del termine, del resto, è chiara), per evitare che questi ultimi fossero troppo sfarzosi (in primis) e che non fossero contrari al pubblico decoro. Il gineconomo – l’attestazione di questa magistratura, presente anche in altre città greche, nelle città della Magna Grecia e persino nell’Egitto Tolemaico, è ampiamente documentata il letteratura e in epigrafia – svolgeva una funzione importante anche nella selezione delle donne da destinare ai rituali sacri che venivano di volta in volta celebrati nei vari periodi dell’anno.

Ma che bisogno ha il Rocci di una pagina Facebook?

Proponendo questa definizione, il team social che cura la pagina del Rocci ha aggiunto una sua annotazione personale: «Dagli antichi abbiamo solo da imparare». Il riferimento è chiaramente al controllo dei costumi femminili. In poco tempo, il post sui social network – la mattina del 9 dicembre, la card era ancora l’immagine di copertina della pagina – ha suscitato centinaia di commenti indignati. E come dar torto a chi ha evidentemente fatto notare la grave annotazione?

La sensazione è che i social network – il loro utilizzo spregiudicato, la voglia di essere per forza protagonisti del dibattito pubblico – siano arrivati a intaccare persino le istituzioni (uno dei più celebri dizionari Greco-Italiano) più lontane che mai dal concetto stesso di web.

Share this article