Cosa ne pensa Airbnb della proposta di legge del Ministero del Turismo

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La replica ufficiale della piattaforma dopo la bozza di pdl inviata alle associazioni di categoria: si parla di "minimum stay" e codici identificativi nazionali e non più regionali

Per il momento si tratta solamente di una bozza inviata dall’ufficio legislativo del Ministero del Turismo alle associazioni di categoria interessate. Ma già da lì si intendono i piani del governo – rappresentati dallo stesso dicastero guidato da Daniela Santanché (Fratelli d’Italia) – in merito alla regolamentazione degli affitti brevi nelle grandi città metropolitane e per i Comuni ad alta densità turistica. Una proposta di legge che ha provocato reazioni differenti da parte degli “attori” del settore, soprattutto per quel che riguarda le luci e le ombre. Giornalettismo ha contattato una delle aziende coinvolte in questa vicenda, e ha ricevuto la risposta di Airbnb.



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La piattaforma, nota in tutto il mondo e molto utilizzata anche in Italia, consente agli host e ai property manager (una figura che viene ufficialmente riconosciuta in questa bozza di proposta di legge) di affittare appartamenti e stanze per uno o più giorni. Proprio la dinamica del pernottamento singolo sarà toccata da questa normativa: di fatto, non si potrà più offrire ai turisti (e non solo) una sola notte di soggiorno in una proprietà. Il minimo per poter procedere alla prenotazione è di due notti (fatta esclusione per i nuclei familiari composti da almeno un genitore e almeno tre figli). Oltre a ciò, la pdl scritta dal Ministero del Turismo introduce il concetto di Cin (Codice identificativo nazionale) che andrà a superare quello di Cir (Codice identificativo regionale). Dunque ci sarà una centralizzazione (con poi invio e registrazione presso i database locali) di tutte le prenotazioni.



Risposta Airbnb proposta di legge su affitti brevi

Per quel che riguarda il primo punto, la risposta Airbnb è positiva. Secondo quanto dichiarato dalla “costola” italiana della piattaforma, infatti, la regolamentazione dei codici di registrazione avrà effetti importanti in termini di armonizzazione:

«Airbnb ha sempre auspicato una regolamentazione quadro sugli affitti brevi e apprezza il processo di consultazione intrapreso dal Ministero del turismo. L’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione è benvenuta: garantisce un contesto più lineare a chi affitta l’immobile di famiglia per far quadrare i conti e permette alle autorità di accedere alle informazioni necessarie per contrastare gli abusi». 



Per quel che riguarda i limiti alla permanenza in una stanza/abitazione per almeno due notti, invece, Airbnb si dice molto perplessa per via di alcune dinamiche poco chiare che potrebbero portare a conseguenze non tanto per i grandi host, ma per i singoli possessori di un appartamento/stanza da utilizzare per gli affitti brevi.

«Permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento UE in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro». 

Dunque, si attende che le associazioni di categoria e gli altri attori di questa vicenda vengano convocati nuovamente (come già avvenuto) per dirimere la questione del minimum stay.

(foto di copertina: IPP/picture alliance)