Quali rischi si corrono ora che Elon Musk ha acquistato Twitter

Le idee del miliardario sono già state espresse nei suoi tweet. Ma il riferimento al free-speech fa pensare anche a un ritorno di Trump

Noi italiani potremmo fare un gioco di parole. Vista la passione di Elon Musk per la criptovaluta Dogecoin – e visto quanto il suo valore sia cresciuto in seguito alla trattativa con cui il magnate di Tesla ha acquistato Twitter -, potremmo chiamarlo il nuovo “doge” del social network. L’accordo è ormai concluso, le parti in causa sono tutte d’accordo, la cifra di 44 miliardi di dollari è stata svelata, le azioni sono state acquistate a 54,20 dollari l’una. Mancano solo le “cose formali”, come avrebbe detto un dirigente di una squadra di Serie A qualche anno fa. Ma adesso che Elon Musk ha acquistato la piattaforma, quali sono i rischi per Twitter?



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Rischi per Twitter dopo l’acquisto di Elon Musk

Elon Musk ha marcato questo acquisto con uno slogan. Il simbolo utilizzato è quello della libertà di parola: «Spero che anche i miei critici più accaniti – aveva scritto ieri prima ancora della chiusura ufficiale della trattativa – possano continuare a restare su Twitter. Questo è ciò che vuol dire libertà di parola». Free speech, dunque. L’acquisto di Twitter è avvenuto nel nome di questo principio. Ma free speech, vista l’attività di Twitter di questi ultimi mesi – almeno dal 6 gennaio 2021 -, assume questo significato: limitare al massimo la moderazione dei contenuti, permettendo a personaggi (ce ne viene subito uno in mente: Donald Trump) di utilizzare l’ampia visibilità che una piattaforma pubblica potrebbe riservargli per diffondere informazioni fuorvianti. E magari tornare nuovamente a provocare un effetto simile a quello dell’assalto a Capitol Hill. Insomma, la libertà di espressione è un valore democratico, senza dubbio. Ma le dinamiche dei social network (che sono molto meno democratiche di quanto possa sembrare: a certi livelli, uno non vale uno) rischiano di alterare questo valore democratico.



La sensazione è che Elon Musk, con Twitter, voglia ridiscutere le regole della moderazione e permettere anche a coloro che erano stati bannati per violazione degli standard della community di avere una seconda possibilità.

Bot, geopolitica cinese e tasto edit

Un’altra battaglia è contro i bot e contro gli automatismi che hanno investito la piattaforma in quest’ultimo periodo. Se è vero che l’annoso problema dell’intelligenza artificiale che gonfia le discussioni e riesce a farle diventare mainstream è sicuramente un vulnus di Twitter, è pur vero che è molto difficile risolverlo con la ricetta che ha in mente Elon Musk, ovvero quella di verificare l’identità digitale di una persona, rendendo palese che si tratti di un essere umano. In che modo? Chiedendo la carta d’identità sui social network? Una proposta – per intenderci – che alcuni politici italiani avevano fatto, attirandosi le critiche di tutti gli esperti di privacy, ma anche di gestione dello spazio della rete. Sicuramente, gli alias possono essere importanti per tutti quegli attivisti perseguitati in patria, che utilizzano un secondo nome per poter esprimere il loro pensiero sui social network: sarebbero tutelati da questa operazione di verifica che Elon Musk si è proposto di fare?



Bisognerà capire quali saranno poi le relazioni che Elon Musk riuscirà a costruire con gli apparati istituzionali di Paesi come la Cina, dove potrebbe avere forti interessi commerciali. Twitter non era stato, fino a questo momento, particolarmente tenero con i media e con gli influencer collegati a Pechino. Come si comporterà Elon Musk nei confronti del Dragone, visto da sempre come una sorta di terra promessa per il suo mercato.

E veniamo alle questioni più banali (sebbene molto populiste). Elon Musk ha pensato di avviare già una campagna molto serrata per introdurre il tasto “edit” per i tweet. Twitter aveva sempre mantenuto il punto: non permetteva ai suoi utenti di modificare dei tweet una volta pubblicati. Il pulsante, sebbene richiesto a furor di popolo dagli utenti (che pensano così di tutelarsi da sbavature grammaticali o da gaffe importanti), potrebbe alterare di molto l’utilizzo di Twitter, aumentando ancora di più la confusione tra quello che viene detto, quello che si voleva dire, quello che alla fine risulta che si sia detto. Un tasto del genere deresponsabilizzerebbe di molto gli utenti. Rendendo Twitter molto più simile a Facebook di quanto non voglia dare a vedere.

Foto IPP/imagostock – Hawthorne