Sulle firme digitali la Cassazione ha fatto una «presa d’atto notarile di procedure degli anni ’50»

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La Suprema Corte ha confermato l'esclusione delle liste di Referendum e Democrazia

Polvere sulla democrazia, che si fa fatica a rimuovere. Con la decisione di oggi, la corte di Cassazione ha confermato la ricusazione delle liste di Referendum e Democrazia, il simbolo collegato all’attività politica di Marco Cappato, per le quali era stata avviata una raccolta firme digitali che aveva raggiunto il numero previsto nei collegi elettorali Camera Europa e Lombardia 1, Senato Europa e Emilia Romagna 1 e 2, Lazio 1 e 2, Lombardia 1,2 e 3, Piemonte 1 e 2, Toscana e Veneto 1 e 2. Non si può non pensare al fatto che, nonostante le normative in materia a livello europeo (oltre che la previsione della stessa Costituzione), la Corte di Cassazione abbia deciso di disimpegnarsi, attraverso una decisione conservativa e priva di un guizzo di modernità. Non un buon segnale nel Paese che si avvia verso la tanto sbandierata transizione digitale.



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Ricusazione Referendum e Democrazia, la scelta della Cassazione

La ricusazione della lista Referendum e Democrazia è stata commentata duramente da Marco Cappato. La decisione, ovviamente, era nell’aria, nonostante le 28mila firme che sono state raccolte digitalmente. Un intervento del governo, attraverso un decreto urgente, sarebbe stato necessario per colmare questa sbavatura democratica. Ma, in questa fase, l’esecutivo non sembra avere intenzione di alterare – in alcun modo (basti pensare alle scelte che si stanno facendo anche in ambito di politiche energetiche) – lo sviluppo della campagna elettorale.



«La decisione degli uffici elettorali e della Cassazione si limita – ha detto Marco Cappato – alla presa d’atto notarile del mancato rispetto letterale di procedure stabilite negli anni 50. Siamo attrezzati per proseguire la nostra campagna a favore del diritto dei cittadini italiani a partecipare alla democrazia del proprio Paese. Anche le persone con disabilità grave, chi al momento della firma si trovava lontano dal proprio comune di residenza. Tutti devono partecipare senza discriminazione. Alcuni problemi, come quello degli studenti fuori sede, valgono anche per il momento del voto. Senza un decreto del premier Draghi, con ogni probabilità, la lista Referendum e Democrazia sarà esclusa dalle prossime elezioni per aver raccolto le firme necessarie per via digitale, attraverso SPID, strumento utilizzato in ambito fiscale e per i referendum».

Inutile il richiamo di Cappato, dunque, alla stessa Costituzione che chiede di rimuovere qualsiasi ostacolo alla partecipazione democratica o ancora al Regolamento dell’Unione europea eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature) UE n. 910 del 2014. Si palesa all’orizzonte, nel caso del mancato licenziamento di un decreto da parte del governo, di una situazione simile a quella che aveva portato – in passato – alla condanna dell’Italia da parte delle Nazioni Unite, che avevano riconosciuto gli ostacoli frapposti, nel nostro Paese, alla raccolta delle firme per indire i referendum.



«In campagna elettorale – ha affermato Cappato – molti parlano di questa fantomatica ‘transizione digitale’, quando invece si pongono limiti incomprensibili a strumenti già esistenti. Ad esempio è già passato un anno da quando il Ministro Colao ha promesso una piattaforma statale per la partecipazione pubblica -come quella costruita dall’associazione Luca Coscioni a proprie spese in occasione del referendum- ma di questa piattaforma ancora non si vede traccia. L’Italia ha speso milioni di pnrr per proposte di ogni natura, senza investire un euro per la democrazia. Bisogna invertire la rotta o sarà il nostro sistema istituzionale a pagarne le conseguenze».