Il comune di Udine e le telecamere con il riconoscimento facciale (vietate dal Garante)

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L'assessore ha dichiarato di averle installate anche se non saranno immediatamente funzionanti: «Speriamo venga consentito presto l'utilizzo»

Ma perché ancora dobbiamo capire che il rispetto della privacy e la sicurezza possono andare d’accordo anche senza particolari forzature come quella del riconoscimento facciale? Perché dobbiamo ancora capire che, anzi, la sicurezza passa anche e soprattutto dal rispetto della privacy? Il discorso sembra non toccare minimamente la giunta comunale di Udine, guidata dal leghista Pietro Fontanini. Quest’ultimo ha recentemente annunciato, sia via social network, sia sulla stampa locale, l’installazione di altre 65 telecamere «di ultima generazione» nelle strade della città.



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Riconoscimento facciale Udine, la posizione della giunta

Se il riferimento al riconoscimento facciale e alla tecnologia utilizzata da queste telecamere di nuova generazione era presente precedentemente nel post di Facebook pubblicato ieri dal sindaco Fontanini (oggi, questo riferimento – segnalato da Fabio Chiusi via Twitter – è sparito dalla sua pagina Facebook), resta invece nell’articolo di giornale allegato, dove sono presenti le dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza Alessandro Ciani. 



Quest’ultimo afferma: «La tecnologia oggi consente anche di avere a disposizione un sistema di riconoscimento facciale e noi abbiamo deciso di installarlo in alcuni punti anche se al momento non potrà essere utilizzato. Il garante per la privacy infatti ha espressamente vietato il suo utilizzo, ma noi speriamo che presto venga consentito l’utilizzo di questa tecnologia che consentirebbe alle forze dell’ordine di avere a disposizione uno strumento innovativo per contrastare il crimine».

Il concetto di riconoscimento facciale, così nudo e crudo, resta vago. Le immagini carpite dalle telecamere, per poter essere effettivamente riconosciute, hanno bisogno di database da cui attingere. Ed è qui il problema: come si fa a garantire effettivamente l’esercizio della tutela della privacy da questo punto di vista? Sono comprensibili, dunque, le remore del Garante da questo punto di vista, anche alla luce del loro utilizzo all’interno della comunità internazionale (uno per tutti, valga quanto accaduto durante le proteste a Hong Kong). C’è davvero bisogno di fare propaganda sulla sicurezza dei cittadini parlando di riconoscimento facciale? E c’è davvero bisogno di installare delle telecamere che potenzialmente potrebbero impiegare questa tecnologia, se il suo utilizzo al momento non è consentito?