C’è un metodo di indagine estremamente invasivo che la polizia utilizza sfruttando i dati di Google

Le ricerche degli utenti vengono usate dalla polizia se Google non implementa un sistema di privacy che garantisca protezione, per esempio, a chi ricerca informazioni sull'aborto

02/08/2022 di Ilaria Roncone

Si tratta del mandato per parole chiave ricercate su Google: la polizia usa ricerche Google per indagini e spetta a un tribunale decidere se questo metodo può continuare ad essere utilizzato ora, dopo la sentenza Roe v. Wade. Il punto è che chi fa ricerche sull’aborto e vuole accedere alla possibilità di interruzione di gravidanza, se la polizia sfrutta questo metodo per le indagini, è – per forza di cose – in pericolo come mai prima d’ora. Come funziona questo metodo di indagine che sfrutta le ricerche Google?

Da quando esiste questo tipo di dati, la polizia ha sempre sfruttato le informazioni dei motori di ricerca. I mandati per parole chiave, però, sono una vera e propria rete digitale per individuare quello che ogni utente cerca (persone, luoghi e cose specifiche). Non c’è contezza rispetto a quanto vengano utilizzati per le indagini ma, mano a mano che passa il tempo, il numero di casi che diventano noti aumenta.

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Ricerche Google per indagini: la polizia usa questo metodo da anni

Se nel 2009 la polizia utilizzava i dati della cronologia delle ricerche del singolo utente in presenza di un’ipotesi di reato – potendo accedere anche alle ricerche su base dell’indirizzo IP – le ricerche Google per indagini saltano del tutto la parte dell’individuazione dell’utente. Il punto è che quella che prima era una ricerca mirata si trasforma, potenzialmente, in una ricerca che riguarda tutti noi. La prima volta in cui ci sono prove dell’utilizzo di questo tipo di ricerca da parte della polizia risale al 2017 in Wisconsin.

Uno dei casi più famosi in cui questo metodo ha permesso l’arresto dei colpevoli risale all’estate 2020. Tre adolescenti di Denver sono stati accusati di un incendio doloso in una casa, atto che faceva parte – secondo attivisti della comunità – di un’ondata di crimini d’odio a livello nazionale sotto il governo Trump. In quel caso il mandato di ricerca per parole chiave ha permesso di capire chi – tramite Google – aveva cercato l’indirizzo dell’incendio individuando i tre minori poi accusati.

Le implicazioni dell’uso delle ricerche Google nelle indagini sull’aborto

Cosa succede, però, con ora che l’aborto è stato messo al bando in tutta una serie di stati americani? Con questo metodo è possibile fare ricerche a tappeto su tutti coloro che cercando informazioni relative all’aborto, da come praticarlo in casa a dove recarsi per farlo o – ancora – quali farmaci possono essere utilizzati a tale proposito. Anche solo la ricerca di parole chiave come mifepristone, misoprostolo o altri farmaci abortivi potrebbe dare inizio alla caccia alle streghe. Vietando i mandati per parole chiave alla polizia tutto questo non sarebbe mai possibile.

Al di là dell’iter legislativo, che potrebbe essere anche molto lungo, le singole aziende potrebbero rifiutarsi di fornire questi dati alla polizia per via del livello di tutela privacy garantito agli utenti (un esempio è il motore di ricerca DuckDuckGo). Il punto è che, per come funzionano, motori di ricerca come quello appena citato semplicemente non hanno a disposizione i dati richiesti. Il punto, per Google, sarebbe quello di implementare uno standard privacy-by-design – come si legge su Slate – così da garantire l’impossibilità di violazione dei diritti umani da parte della polizia.

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