Cercare su Google Maps una clinica abortiva può condurre a centri anti abortisti

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Cercare una clinica per abortire può portare a centri anti aborto in Usa, in Italia l'imprecisione può essere tale che - tra i risultati - compaiono dei centri per la fertilità

Perché se si ricerca “clinica abortiva” su Google Maps la maggior parte dei risultati ottenuti sono centri religiosi che tutto fanno fuorché fornire servizi abortivi? Già nel 2018 i media hanno presentato la questione al servizio di mappe di Google, sottolineando questa grave mancanza. Sono passati quattro anni e, nel 2022 e a seguito del ribaltamento della sentenza Roe v. Wade, Google ha deciso di lavorare su questi risultati di ricerca cliniche abortive su Maps.



Tanto per comprendere quanto possa essere impreciso il risultato fornito da Google Maps, facendo una rapida ricerca per la parola chiave “cliniche aborto” per il territorio di Modena, il primo risultato ottenuto è una clinica per la fertilità. Con Bloomberg che, in un rapporto, ha parlato di «inganno abituale delle presone da parte di Google Maps» quando si cercano servizi abortivi, la Big Tech ha deciso di rispondere dichiarando di stare lavorando «attivamente» per migliorare i risultati di pertinenza di questa tipologia di ricerca.

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Ricerca cliniche abortive su Maps, a Google si contesta la disinformazione sanitaria

Presentare una clinica per la fertilità a chi è alla ricerca di un luogo per abortire, a tutti gli effetti, può essere considerata disinformazione sanitaria che viene contestata a Google da tutte quelle donne che – recandosi nei posti ottenuti facendo la ricerca – si sono ritrovate in luoghi dove hanno provato a dissuaderle rispetto alla scelta presa. Tra le altre cose, sono state fornite «informazioni errate sulla procedura di aborto, tra cui il rischio di vita, il rischio di cancro al seno, il rischio per la salute mentale, il rischio per la fertilità futura e il dolore fetale».

I dati relativi agli USA: in media, un quarto dei risultati per la ricerca “cliniche abortive” su Google Maps porta a CPC (ovvero Crisis Pregnancy Centers, il cui compito è prevenire gli aborti) e in un quarto del paese oltre la metà di questi risultati è relativo a cliniche per la prevenzione dell’aborto il cui scopo è indurre le donne a cambiare idea in ogni modo, anche fornendo informazioni inesatte. In un paese in cui molti stati hanno messo fuori legge l’aborto va da sé che i risultati di questa ricerca, se imprecisi, possono facilmente creare problemi alle donne che potrebbero trovarsi a dover andare sempre più lontano da casa per avere la sicurezza di recarsi nel posto giusto.



Cosa succede ora che l’aborto è vietato in molti stati?

L’inchiesta di Bloomberg ha provato a riportare, secondo quelli che sono i meccanismi di funzionamento di Maps, quello che sta accadendo in questo momento. Fornendo risultati il più possibile simili alla ricerca effettuata quando non ci sono esiti pertinenti nelle vicinanze, quello che accade è che – con buon probabilità – i CPC potrebbero arrivare a dominare i risultati di ricerca sulle mappe. Potrebbero anche esserci persone che percorrono lunghe distanze per ritrovarsi in cliniche che forniscono servizi contrari, possiamo dirlo, all’aborto.

C’è poi da considerare che – come ha dimostrato la Fondazione NARAL Pro-Choice America e come riporta Arstechnica – alcuni CPC scelgono apposta nomi di aziende simili o identici a chi fornisce servizi abortivi per confondere le persone. Il problema si presenta, dunque, anche per chi chiede di avere accesso a servizi di cliniche abortive specifiche e che può ritrovarsi ad andare nel centro di prevenzione omonimo o che ha un nome quasi identico. Il lavoro di Blomberg è frutto di interviste a esperti di diritti digitali, di giustizia riproduttiva e a donne che si sono trovate in cliniche anti aborto quando avevano cercato su Maps luoghi in cui poter praticare l’operazione in maniera sicura a decisione già presa.

La risposta di Google

A un lavoro così ben articolato, Google ha risposto che «lavora duramente per far emergere risultati commerciali che siano pertinenti, accurati e che aiutino gli utenti a trovare ciò che stanno cercando». La promessa è quella di rimuovere tutte le aziende che si presentano in modo errato una volta venuto a conoscenza della questione. A questo dovrebbero servire gli «ulteriori livelli di verifica» per confermare che le aziende contrassegnate come «cliniche abortiste» sul motore di ricerca e sulle mappe lo siano effettivamente.

Se per le ricerche effettivamente ora gli inserzionisti devono certificare di fornire servizi per l’aborto, «non è chiaro se Google sia in grado di applicare questa conoscenza ai risultati di Maps» – si legge su Bloomberg -. La questione è anche al centro di un dibattito non solo mediatico ma anche tra democratici e repubblicani, in cui questi ultimi accusano Google di cedere alle richieste dei primi quando invece – come provabile – scrivere clinica abortiva su Google Maps conduce, in molti casi, ai CPC.