Burioni è costretto a fare anche le rettifiche al Fatto Quotidiano

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L'immunologo del San Raffaele corregge un errore dell'intervista di Arcuri che rischiava di creare un clamoroso fraintendimento sulle vaccinazioni

Un errore banale, che può essere derubricato a errore di battitura. E che, tuttavia, stravolgeva completamente il senso di una affermazione del commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri in merito alla distribuzione delle vaccinazioni anti coronavirus. Nella sua intervista al Fatto Quotidiano – pubblicata sul giornale di oggi – si legge che la seconda tranche di vaccinazioni (dopo quella di partenza che arriverà in Italia il 27 dicembre, così come nel resto d’Europa) arriverà il 30 gennaio. Una differenza di oltre un mese rispetto all’inizio ufficiale della campagna di vaccinazione che, in realtà, non avrebbe una giustificazione. La cosa è stata fatta notare anche da Roberto Burioni su Twitter, che ha ripreso l’articolo del Fatto Quotidiano e ha chiesto spiegazioni in merito.



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Rettifica Fatto Quotidiano, cosa è successo a Burioni

«Leggo che dopo le prime 10.000 dosi la successiva spedizione arriverà il 30 gennaio. Questo significa che dopo lo spot iniziale iniziamo a vaccinare a febbraio? Spero sia un errore di stampa». Roberto Burioni ha citato anche l’agenzia di stampa AdnKronos, che ha riportato la notizia riprendendo di pari passo l’intervista del Fatto Quotidiano.



Il chiarimento, tuttavia, non è arrivato né dalla testata né dall’agenzia, ma direttamente da Roberto Burioni su Twitter, dopo aver ricevuto la telefonata del commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri che ha spiegato come, di fatto, si sia trattato davvero di un errore di battitura: «Ho appena ricevuto una telefonata dal Commissario Arcuri che mi ha rassicurato sul fatto che il primo lotto di vaccini arriverà il 30 dicembre e non il 30 gennaio. Ringrazio il Commissario per la cortesia. Falso allarme dunque, ma prepariamoci a non tollerare ritardi».

Rettifica Fatto Quotidiano, la riflessione

È molto curioso che una notizia di questo tipo, frutto di un errore in buona fede, non sia stata immediatamente rettificata dalla testata di riferimento e dall’agenzia di stampa che ha riportato la notizia, ma che sia stato necessario l’intervento dell’immunologo noto anche per la sua azione di divulgazione scientifica sui social network. Una prassi inusuale, che molto fa capire di come funzionino le dinamiche dell’informazione in questo particolare momento storico.