Propositi per il 2021: essere resilienti al termine resilienza

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Una parola abusata, specialmente negli ultimi tempi: dai giornali ai politici, passando per i social

Ci sono parole che vengono utilizzate a sproposito, diventando delle vere e proprie mode. Alcuni neanche ne conoscono il significato, ma lo utilizzano lo stesso seguendo le ondate. E i social hanno evidenziato ancor di più questa tendenza, accompagnata da dichiarazioni di politici e personaggi anche del mondo delle spettacolo. E nel 2020 è il caso del termine «resilienza». Compare ovunque, anche a causa della pandemia. Ma il suo continuo utilizzo, anche in contesti che non lo richiedevano, è stato svilito anche il suo significato.



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Tutto è resilienza: lo è stato l’atteggiamento degli italiani in risposta alle difficoltà provocate dalla pandemia e ai rigidi protocolli che hanno cambiato la nostra quotidianità con restrizioni e mascherine a cui non siamo mai stati abituati; lo è stato il comportamento di quei medici e personale sanitario che ha lavorato incessantemente per curare e ricevere tutte quelle persone in difficoltà a causa del virus.



Resilienza, storia di un termine abusato

Insomma, una parola che ha un significato molto profondo. Ma che è diventata anche una moda. Una noiosa moda. Usata e abusata, anche a sproposito, nelle dichiarazioni (social, video o rilasciate ai giornali) da molti esponenti della classe politica nostrana. E questo ha avuto riflessi anche sulle ricerche Google.



Il picco delle ricerche è arrivato proprio nei primi mesi della pandemia (anche se non si trova tra le parole più ricercate di questo 2020), sintomo di un termine utilizzato. Ma, forse, a sproposito. Soprattutto i politici che hanno richiamato alla resilienza dei cittadini in questo momento difficoltoso. Ma ora, dopo quasi un anno, possiamo dire che questa parola è stata vittima dell’abuso comunicativo. La speranza è che con l’avvento del 2021 non ci sia più bisogno di di parlare di ‘resilienza’ e far tornare questo concetto nel cassetto dei ricordi.