Ci sono dei requisiti da rispettare per essere una app di news: se le regole non valgono per tutti è un problema

Categorie: Mass Media

Soprattutto Google Play Store ha delle linee guida molto precise per classificare le app di news. Ma anche su Apple Store sarebbe opportuno prendere in considerazione delle policies più rigide per salvaguardare la concorrenza

Quando si sceglie la vetrina di un app store per promuovere la propria applicazione, si deve scendere a patti con una quantità di pratiche burocratiche notevole. Non è vero, insomma, che – essendo un processo digitale – ha meno passaggi che devono essere affrontati e superati. Ottenere un posto al sole all’interno di Google Play Store o di Apple Store può essere un’impresa complessa, soprattutto se sei un’app di news. Ci sono infatti delle linee guida molto precise da seguire, che presuppongono dei requisiti stringenti. Eppure – come abbiamo già visto questa mattina – questi requisiti non hanno impedito a Twitter di essere classificata (sia sull’Apple Store sia, nella sua versione Lite, su Google Play Store) come applicazione di notizie. Con buona pace dei competitors.



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Requisiti app di news: cosa deve essere rispettato nel Google Play Store e nell’Apple Store

Bisogna fare una premessa. Apple o Google non attribuiscono direttamente una classificazione o una catalogazione alle app che vengono inserite all’interno degli store. Sono i gestori di app che forniscono una sorta di “autocertificazione” che successivamente viene monitorata e controllata da Apple e Google. Che – a questo punto – possono accettare l’iscrizione o possono respingerla. Tuttavia, ci sono delle linee guida che devono essere seguite e che sono propedeutiche ad agevolare il percorso di iscrizione.



Cosa avviene sul Play Store

Google Play Store prevede che un’app di news debba contenere: notizie più recenti, notizie di giornale, ultime notizie, notizie locali, notizie del giorno o che includano la parola “notizie” in titoli, icone o nel nome dello sviluppatore. Attenzione, però: Google Play Store sottolinea anche che «le app che includono principalmente contenuti generati dagli utenti (ad esempio le app di social media) non devono autodefinirsi app di notizie e non vengono considerate tali». Ora, Twitter Lite – che è la versione più snella e nuova dell’applicazione ufficiale di Twitter – è presentata nel Google Play Store come app di news, nonostante abbia esattamente tutte le caratteristiche appena evidenziate: essendo un social network presenta il punto di vista degli utenti, presenta le loro esternazioni e non è detto che queste ultime siano verificate.

Recentemente, Google Play Store ha aggiornato le proprie policies e ha aggiunto qualche dettaglio in più rispetto alle modifiche delle applicazioni di notizie. Ha alleggerito, per esempio, il requisito relativo ai dati di contatto per le app, né richiede più di elencare i singoli autori e le singole firme della redazione che rende possibile il lavoro delle app di news. Tuttavia, sul resto dovrebbe essere abbastanza intransigente, impedendo alle app di news di autodefinirsi tali se includono contenuti generati dagli utenti. Insomma, in teoria Google Play Store non consente a dei social network – e Twitter lo è inequivocabilmente – di definirsi app di news. Eppure, nello store di Android il social network di Elon Musk è catalogato proprio come applicazione di informazione.



Cosa avviene su Apple Store

La stessa cosa avviene su Apple Store, dove però le linee guida – da questo punto di vista – sono più sfumate. Non c’è un requisito così tranchant come quello previsto da Google Play Store per definire (o non definire) le applicazioni di notizie, ma allo stesso tempo sarebbe opportuno che gli sviluppatori di applicazioni fossero onesti nel tracciare la strada per gli utenti. Twitter compare come app di news sullo store di Cupertino, senza nemmeno la differenziazione tra una versione ufficiale e una versione LITE dell’applicazione stessa (come avviene sul Play Store). Diciamo che lo store di Apple si concentra maggiormente sui requisiti tecnici di ammissibilità per le app (design e sicurezza, ad esempio), ma non sulle caratteristiche che le categorie delle applicazioni devono avere per una catalogazione. Addirittura, in Italia, Twitter risulta al primo posto dell’Apple Store come app di news, mentre globalmente si piazza in seconda posizione.

Il risultato, in ogni caso, è che – in una lista che comprende app che vanno da quella di Repubblica a quella della BBC passando per quella del New York Times, che prevede l’inserimento di app di prodotti editoriali indipendenti, che prevede l’inserimento anche di aggregatori di notizie – compare a un certo punto, sia sul Play Store nella sua versione LITE, sia sull’Apple Store, anche Twitter. Visti i recenti avvenimenti, siamo sicuri che nessuno abbia nulla da dire?