La firma di un senatore del Pd è l’ultima necessaria ad avviare l’iter per il referendum sul taglio dei parlamentari

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Stop alla partenza della norma a partire dal mese di gennaio

Si chiama Francesco Giacobbe ed è un deputato del Partito Democratico che è stato eletto all’estero, in Australia. È stato lui il 64° parlamentare che ha messo la sua firma sulla richiesta di referendum per abolire il taglio dei parlamentari, previsto dal disegno di legge costituzionale che è stato approvato l’8 ottobre 2019. In virtù di questa riforma, si dovrebbe ridurre il numero dei deputati da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, con il relativo taglio dei costi della politica.



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Referendum taglio parlamentari: cosa è successo

Una riforma di bandiera per il Movimento 5 Stelle, che è stato primo promotore dell’iniziativa. L’iter è durato per due governi, con maggioranze diverse: la prima tornata e mezza era stata votata dal governo giallo-verde. A questa maggioranza si è aggiunta anche quella dell’attuale esecutivo nell’ultimo passaggio decisivo alla Camera. Il risultato è stata un’ampia convergenza: 553 voti positivi nell’ultima votazione a Montecitorio.



Ovviamente, non essendo stati raggiunti i 2/3 nelle varie votazioni, la legge può essere sottoposta a un referendum costituzionale, che può essere richiesto da 1/5 dei parlamentari, da cinque consigli regionali o da 500mila elettori. La strada più facile è stata quella di trovare 64 firma in parlamento per sospendere l’applicazione della stessa legge (che sarebbe dovuta partire il prossimo 1° gennaio) e per richiedere, salvo clamorosi dietrofront, una votazione del popolo italiano sul tema.

La sensazione è che, più che una mossa politica, sia una mossa strategica. Il tema del taglio dei parlamentari, infatti, è una questione molto cara ai cittadini italiani, che hanno avuto modo di manifestare soddisfazione e un’ampia condivisione della misura. Difficile pensare che a un eventuale quesito referendario risponderebbero in maniera diversa rispetto all’attuale legge approvata dal Parlamento.



La raccolta firme per il referendum taglio parlamentari

Tuttavia, quella dei 64 deputati è sembrata una mossa per mettere in difficoltà il governo e suona paradossale come sia stato proprio un esponente della maggioranza a contribuire a fare il passo decisivo verso l’equivoco. Con un probabile ritorno alle urne nei prossimi mesi, infatti, il popolo italiano dovrà eleggere ancora 630 deputati e 315 senatori. L’applicazione della legge, infatti, si blocca fino a quando i cittadini non si saranno espressi.

Non è un caso che lo stesso Matteo Salvini – che più volte ha votato per il taglio dei parlamentari – abbia accolto con soddisfazione l’istituzione del referendum: «Quando i cittadini confermano o smentiscono una riforma approvata dal Parlamento secondo me è sempre la scelta migliore» – ha affermato. Già pregustando le divisioni interne alla maggioranza sull’istituzione di questa chiamata referendaria.

FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI