Il referendum della Lega sulla legge elettorale è incostituzionale, Salvini: «Vergogna»

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Il pronunciamento della Cassazione sulla richiesta di otto consigli regionali

Erano stati ben otto i consigli regionali che avevano chiesto un referendum per superare il Rosatellum – e soprattutto la sua parte proporzionale – e dare al Paese una legge elettorale completamente maggioritaria. La richiesta era partita dalla Lega che, a settembre 2019, aveva depositato il quesito in Cassazione, grazie al pronunciamento degli otto consigli regionali (tre più del minimo necessario, secondo la Costituzione: Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Liguria). Dopo una lunghissima camera di consiglio, i giudici costituzionalisti hanno rispedito al mittente la richiesta: il quesito, così come era stato formulato, è incostituzionale.



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Referendum Lega, le motivazioni della Corte Costituzionale

Ovviamente, le motivazioni della Corte dovranno essere ancora depositate (per quello ci sarà tempo fino al 10 febbraio). Tuttavia, in un’anticipazione data vista l’importanza del tema e la stretta attualità politica della vicenda, si può capire che la decisione dei giudici è stata data per «l’assorbente ragione dell’eccessiva manipolatività del quesito referendario nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito l’autoapplicatività della “normativa di risulta”».



Referendum Lega, la reazione di Salvini

Stando a questa frase, insomma, il quesito della Lega sul maggioritario avrebbe spogliato il parlamento di una sua prerogativa, quella cioè di proporre e approvare una legge elettorale.

«La Consulta dice di no al referendum sulla legge elettorale – ha subito twittato Salvini -. È una vergogna, è il vecchio sistema che si difende: Pd e M5S sono e restano attaccati alle poltrone. Ci dispiace che non si lasci decidere il Popolo: così è il ritorno alla preistoria della peggiore politica italica».