È vero, come dice Salvini, che i media stanno censurando i referendum sulla Giustizia?

Il leader della Lega prosegue, da giorni, la sua protesta contro il poco spazio di approfondimento sui cinque quesiti al voto domenica 12 giugno

Il giorno dei cinque quesiti si avvicina. Domenica 12 giugno, infatti, tutti gli italiani aventi diritto al voto potranno recarsi presso il proprio seggio ed esprimere le proprie preferenze sui cinque referendum per abrogativi in materia di Giustizia (che, in caso di esito positivo, obbligherebbero il Parlamento ad ampliare i contenuti già presenti nella riforma Cartabia). Sono giorni, però, che il segretario della Lega Matteo Salvini sfrutta il suo ampio spazio concesso dai media (in particolare dalla televisione) per protestare contro l’assenza di approfondimenti su questo tema, arrivando persino a parlare di “censura” e “bavaglio”. Ma le cose stanno veramente andando così?



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Martedì mattina, in collegamento con Mattino 5, l’ex Ministro dell’Interno non ha utilizzato mezze parole: «C’è un clima di censura, un bavaglio e un furto di democrazia sui referendum sulla giustizia che è una vergogna internazionale». E questa mattina, mercoledì 8 giugno, in un’intervista al Tg3 ha rincarato la dose: «Sui referendum c’è una censura senza precedenti nella storia repubblicana e dopo trent’anni di attesa sono i cittadini che in tutta Italia domenica possono decidere di cambiare la giustizia togliendo la politica, le correnti e le raccomandazioni dai tribunali». Un ritornello dal sapore di hit estiva ribadito a reti quasi unificate. Questo, per esempio, il pensiero espresso martedì su Canale 5 (con tanto di attacco alla Rai).



Un’intervista di oltre 27 minuti in cui lo stesso leader della Lega dedica meno di 3 minuti al tema dei cinque referendum Giustizia (e parte di quella manciata di secondi dedicata ad accusare in ordine: Rai, governo – per via della tornata elettorale in un solo giorni, domenica 12 dalle 7 alle 23, e dell’obbligo di mascherina per accedere ai seggi – e, immancabilmente, la Sinistra italiana). Ma le cose stanno veramente così?



Referendum giustizia 12 giugno, lo spazio sui media

Innanzitutto occorre sottolineare che da settimane su tutte le emittenti sono stati trasmessi (più volte al giorno) gli spot elettorali. E ce ne sono di due tipi: quello che riguarda le amministrative (sempre in programma il 12 giugno) e quello dedicato ai referendum (con la spiegazione di tutti e cinque i quesiti). Questo, per esempio, è quello mandato in onda da Controcorrente (Rete4) e condiviso sui social anche dal Ministero dell’Interno (che, ovviamente, ha uno spazio dedicato su questa tornata referendaria sul proprio sito ufficiale).

Poi ci sono anche le trasmissioni di approfondimento, per esempio quelle targate viale Mazzini che hanno dedicato spazio (anche con spiegazioni dei cinque quesiti) al Referendum Giustizia. Questo, per esempio, un servizio mandato in onda da Agorà (RaiTre) il 30 maggio.

Realtà vs finzione

Solo questo? Assolutamente no. Parlando di pluralismo politico, infatti, non possiamo che concentrare la nostra attenzione sulla Rai, la televisione pubblica. Salvini ha attaccato viale Mazzini parlando di “bavaglio e censura”. La realtà, però, sembra essere decisamente diversa da questa narrazione. La Rai, infatti, da oltre tre settimane sta mandando in onda strisce quotidiane di confronti su questi temi referendari: «Due appuntamenti pomeridiani, ogni giorno dal 16 maggio al 10 giugno – si comincia lunedì 16 su Rai3 alle 15.20,  e cinque “Confronti” anche serali nelle ultime due settimane. Ad esprimere le posizioni del SI e del NO rappresentanti delle Regioni che hanno promosso i referendum, dei vari Comitati e delle forze politiche, secondo criteri e regole stabiliti dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza». E, ovviamente, ce ne sono anche testimonianze online sul sito di RaiParlamento (nella colonna laterale si riportano tutte le notizie e i confronti andati in onda, compreso il monitoraggio costantemente aggiornato sulla par condicio) e su RaiPlay. E tra i confronti serali, occorre ricordare che ne andrà in onda uno anche oggi – mercoledì 8 giugno – in prima serata su RaiDue. Il tutto con la classica modalità che segue i criteri della par condicio.

I dati AgCom e la sorpresa sulle voci

Già questo basterebbe per spegnere la polemica e i toni che cavalcano parolone come “censura e bavaglio” utilizzati da Matteo Salvini in quegli spazi televisivi in cui lui stesso dedica pochissimo spazio al Referendum giustizia di domenica 12 giugno. Ma c’è anche di più. I dati raccolti settimanalmente da AgCom (l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni), indicano uno specchio differente rispetto ai riflessi che il leader della Lega ha voluto portare alla luce negli ampi interventi televisivi della ultime settimane. L’ultimo report di monitoraggio (quello relativo alla settimana dal 29 maggio al 4 giugno) indica come tutte le emittenti (ci stiamo limitando alla televisione, il più grande veicolo di consensi rispetto a radio e giornali) abbiano parlato dei cinque quesiti dando spazio, come previsto dalla legge sulla par condicio, sia alle voci favorevoli che a quelle contraria. Dai quattro canali della televisione pubblica (RaiUno, RaiDue, RaiTre e RaiNews24), passando per i quattro Mediaset (Canale5, Rete4, Italia1, TgCom24), fino a La7, Tv8, Cielo e Nove. Con delle differenze (a partire dai Telegiornali agli approfondimenti extra-Tg) sui temi dedicati. Ma, al netto di questo, ci sono numeri inequivocabili che diventano palesi scorrendo lungo questo monitoraggio settimanale: facendo la somma di tutte le emittenti oggetto di valutazione sulla par condicio, la maggior parte del tempo televisivo in cui si è parlato dei referendum Giustizia del 12 giugno è stato “occupato” da voci favorevoli ai quesiti abrogativi di riforma. Questi, per esempio, i dati di monitoraggio sulle trasmissione Mediaset.

Di seguito, invece, i dati raccolti sugli spazi dedicati dalla Rai al referendum, con la suddivisione sul tempo “concesso” ai “Sì” e quello dato ai “No”.

 

Facendo una rapida somma tra i dati raccolti da AgCom (ovviamente sottolineando anche le differenze tra i singoli canali, anche facenti parti dello stesso gruppo editoriale) appare evidente che spazio ai quesiti del referendum (con approfondimenti) sia stato dato da tutte le emittenti (sicuramente si tratta di spazi meno invasivi rispetto a quelli dati per le precedenti elezioni Amministrative o, per esempio, sul referendum sul taglio dei Parlamentari). Scelte che, ovviamente, sono in linea anche con quel che accade nella stretta attualità (come, per esempio, la guerra in Ucraina – e tutte le sue conseguenze socio-economiche anche sull’Italia -, tema che non faceva da sfondo alle precedenti tornate elettorali). Ma, leggendo i dati e facendo zapping televisivo nelle ultime settimane appare evidente che non ci sia stato alcun bavaglio e alcuna censura. Insomma, il contrario rispetto a quel che dice Salvini nelle sue quotidiani apparizioni televisive.

(Foto IPP/Fabio Cimaglia)