Reddito di cittadinanza ai boss della ‘Ndrangheta. Salvini protesta, ma lui era al governo quando fu approvato il provvedimento

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Il leader della Lega chiede al governo di svegliarsi, ma lui faceva parte dell'Esecutivo lo scorso anno

Un’indagine della Guardia di Finanza ha svelato che 101 boss della ‘ndrangheta – alcuni anche con profili internazionali – stanno percependo il reddito di cittadinanza. Una notizia molto grave e che mette in luce tutte le perplessità già maturare nel corso degli scorsi mesi, fin dall’approvazione del provvedimento fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle. Quanto trapelato dall’indagine denominata ‘Mala Civitas’ sul reddito di cittadinanza ai boss rappresenta un vulnus rispetto ai proclami iniziali e, ovviamente, un mancato controllo capillare prima di distribuire i sussidi.



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«’Ndranghetisti pagati dallo Stato attraverso il reddito di cittadinanza. Dopo la scarcerazione dei boss, le rivolte nelle carceri e gli scioperi degli avvocati, emerge un’altra notizia inquietante grazie alle indagini della Guardia di Finanza di Reggio Calabria – ha commentato Matteo Salvini -. Tra i beneficiati ci sono anche i figli del ‘Pablo Escobar italiano’. Complimenti alle forze dell’ordine e ai magistrati: tolleranza zero contro i criminali. Vogliamo un’Italia e una Calabria pulite. Governo, sveglia!».



Reddito di cittadinanza ai boss della ‘Ndrangheta

Tutto giusto. Uno Stato non può concedere sussidi a persone condannate per reati di associazione a delinquere a cui, tra le tante cose, sono stati sequestrati beni milionari ottenuti attraverso operazioni definite criminali. Insomma, la rabbia di Matteo Salvini sarebbe giusta e legittima sul reddito di cittadinanza ai boss, ma il leader della Lega dimentica di esser stato al governo quando fu approvato questo provvedimento che, evidentemente, ha maniche molto più ampie rispetto a quanto dichiarato in origine.

E Salvini dov’era?

All’epoca, infatti, il segretario della Lega non era solamente Ministro dell’Interno, ma anche vicepremier, poltrona condivisa con Luigi Di Maio. Insomma, se il testo della legge sul reddito di cittadinanza conteneva delle problematiche irrisolte, doveva e poteva accorgersene mentre aveva un incarico istituzionale all’interno del governo Conte-1. Forse, anche in quel caso, la sveglia non era suonata, come accaduto oggi con l’indagine della Guardia di Finanza di Reggio Calabria.



(foto di copertina: da profilo Facebook di Matteo Salvini)