La Apple rallentava gli iPhone precedenti al 2017? Il ricorso e il rischio risarcimento da 750 milioni di sterline

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Justin Gutmann, un attivista per i diritti dei consumatori, ha presentato un ricorso contro Apple per la decisione al Competition Appeals Tribunal

Cogli la prima mela. Con qualche mese di anticipo rispetto al suo rallentamento. Un adagio che potrebbe applicarsi benissimo al caso degli iPhone che la Apple avrebbe rallentato appositamente, senza avvisare tuttavia la sua clientela. La questione è stata sollevata in Gran Bretagna, davanti al Competition Appeals Tribunal. Il rischio, se il tribunale dovesse dar ragione a Justin Gutmann, un attivista per i diritti dei consumatori, sarebbe il pagamento, da parte di Apple, di 750 milioni di sterline.



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La contestazione riguarda un sistema di gestione della batteria degli iPhone precedenti al 2017: Apple ne avrebbe rallentato le prestazioni per impedire lo spegnimento improvviso del device. Una soluzione che, tuttavia, non sarebbe stata comunicata correttamente all’utente. Ben 25 milioni di persone, che hanno acquistato uno dei telefoni precedenti al 2017 (iPhone 6, 6 Plus, 6S, 6S Plus, SE, 7, 7 Plus, 8, 8 Plus e iPhone X) e coinvolti in questa operazione, potrebbero beneficiare – qualora il tribunale dovesse riconoscere la colpevolezza dell’azienda di Cupertino – di questo maxi risarcimento di 750 milioni di sterline.



Gli aggiornamenti del sistema operativo che sono stati installati su questi smartphone, di fatto, avrebbero rallentato – secondo le stime calcolate da Justin Gutmann – fino al 58% i telefoni interessati. Questo fenomeno è stato definito throttling, ovvero un peggioramento delle condizioni delle batterie nei dispositivi mobili in generale. La class-action si basa su delle indicazioni che sono arrivate dalla giustizia di altri Paesi: anche in Italia, ad esempio, problemi legati al throttling hanno portato i costruttori di dispositivi mobili al pagamento di un risarcimento – nel complesso – di 15 milioni di euro.

Apple si difende da ogni tipo di accusa e ribadisce che «non abbiamo mai e poi mai fatto nulla per abbreviare intenzionalmente la vita di qualsiasi prodotto Apple o degradare l’esperienza dell’utente per favorire gli aggiornamenti dei clienti».