Il ragazzo invisibile: Gabriele Salvatores e il suo piccolo supereroe convincono e divertono

Il film che non t’aspetti. Non perché Gabriele Salvatores non dovesse essere capace di infilarsi nel genere supereroistico da par suo, intendiamoci: già con Nirvana ci aveva mostrato una sensibilità fantascientifica niente male, con idee e citazioni miscelate al punto giusto. E negli anni, va detto, la sua tendenza a divenire un rabdomante di generi, un curioso esploratore di ogni declinazione del cinema, si è persino acuita. In una Settima Arte italiana che, al contrario, si è incancrenita sulla commedia o sul film d’autore sempre più di nicchia (almeno fino a poco tempo fa, se Martone farà primavera).

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IL TRAILER – Però, quel trailer che faceva molto fiction Rai1, ci aveva tratto in inganno. Quel paio di minuti in cui ci sembrava di essere ripiombati in una brutta puntata di un serial italiano sono solo uno sbaglio, per fortuna. Il film, infatti, ha una solidità narrativa – una scommessa sul futuro, oltre che sul presente, è il trio di sceneggiatori Rampoldi, Fabbri, Sardo: è loro anche la serie sky 1992, su Tangentopoli, in onda ad aprile -, un livello tecnico e un ritmo invidiabili. Sbaglia, quel trailer, perché non ci svela il valore alto, tecnico e creativo, de Il ragazzo invisibile, ma anche perché non ci dà un’altra importantissima informazione: l’ultima opera di Gabriele Salvatores è un teen movie, forse addirittura un kids movie, laddove Educazione Siberiana era un romanzo di formazione adolescenziale e Happy Family un melodramma sui giovani vecchi, tra le altre cose. In tempi di rottamatori, chi invecchiando sa parlare sempre più ai giovani, è uno che ha già vinto la sua sfida, al di là che abbia ottenuto, in passato, un Oscar o meno. E Salvatores quel filo speciale con il pubblico non l’ha mai spezzato.

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GLI “SPECIALI”– Ed ecco qui che il regista napoletano e milanese d’adozione ci regala due belle scoperte – i giovanissimi Ludovico Girardello e Noa Zatta -, una storia credibile, almeno nei suoi incredibili presupposti, tra superpoteri e società segrete, e un lavoro che nella fascia dei bambini e dei ragazzi, se ben promosso, potrebbe spopolare, come già successe a Spy Kids in passato, ad esmpio. Tutto funziona nelle mani di un narratore che ha pochi emuli, se non nessuno, qui in Italia, per efficacia ed empatia verso gli spettatori. Piace la Valeria Golino goffa e dolce in una divisa che veste con impegno, diverte Bentivoglio cattivo a sua insaputa, gli attori stranieri ci portano in un passato che tutti ricordiamo, tra gruppi paramilitari russi e tragedie nucleari, ben presenti nell’immaginario dei genitori dei ragazzi che ameranno Il ragazzo invisibile.

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DAL 18 DICEMBRE IN SALA– Sarà il film di Natale per chi ha la testa tra le nuvole, per chi sogna di essere punto da un insetto per diventare un eroe con tutina e mantello. Uscirà il 18 dicembre questo lungometraggio che cita Watchmen con infinita dolcezza, si inchina all’Uomo Ragno, ma prende anche in giro, bonariamente, le ossessioni dei Marvel Movies (X-Men su tutti, tute comprese). Azzecca anche la location, Salvatores, perché Trieste è una città speciale, unica, dove un’architettura ambiziosa e un meltin’ pot di lineamenti e suggestioni, può rappresentare un buon crocevia per poteri forti e super, per complotti e famiglie divise da riunire, per affari di famiglia molto complicati.

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Salvatores sa che, come ci hanno sempre insegnato Kirby e Stan Lee, l’adolescenza è il momento in cui i nostri poteri, super o meno, si esprimono. Un momento di dolore e scoperta, di cui questo genere è solo una splendida e divertente metafora. Il cineasta italiano, che dal finale, evidentemente, spera in uno o più sequel (intanto c’è la graphic novel e pure il romanzo), ne aggiunge un’altra. Quella dell’invisibilità. Perché se in quegli anni eri uno sfigato – e chi di noi non lo è stato -, quella dote soprannaturale l’avresti “comprata” con tutto il tuo oro. Poco, vista l’età, ma sappiamo quante volte saremmo voluti sparire. E quante volte siamo riusciti, invece, a farci vedere. Per reagire.
Proprio come Michele, che super è soprattutto quando capisce che non ha bisogno di effetti speciali per diventare grande.

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