La strategia di Zingaretti è usare ‘radical chic’ sui social come fa Salvini?

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Dal 2019 è una delle parole preferite per le campagne del leghista

C’è una parola che piace molto a Matteo Salvini e che ha utilizzato sempre, in passato, sui social network. Radical chic. Da Michela Murgia a Stefano Feltri, la propaganda della Lega ha spesso fatto un abuso di questo termine, riferendolo a qualsiasi giornalista che – su posizioni diverse dal punto di vista intellettuale – abbia scelto di attaccare Matteo Salvini su alcuni suoi atteggiamenti piuttosto macchiettistici (come la sovraesposizione politica anche in occasione di feste e sagre). Oggi, dunque, scopriamo che questa strategia social è stata talmente tanto sdoganata che anche il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti l’ha utilizzata con un’altra giornalista, Concita De Gregorio. Un vero e proprio corto circuito.



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Concita De Gregorio radical chic secondo Nicola Zingaretti

Piccolo riepilogo di quanto accaduto. Nel suo editoriale su Repubblica, Concita De Gregorio ha criticato le parole del segretario del Partito Democratico dopo le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: un messaggio troppo breve, vago e, soprattutto, al termine del quale non c’è stata risposta alle domande che i giornalisti hanno cercato di fare al segretario dem. Secondo la De Gregorio, l’anima democristiana nel Partito Democratico (l’origine di questa affermazione deriva dal fatto che al suo interno, tra i partiti fondatori, c’era anche la Margherita, erede del centro-sinistra rappresentato all’interno della DC) ha prevalso su quella che proviene dal vecchio PCI, dettando la linea e relegando in un angolo di timidezza gli esponenti più a sinistra.



La risposta del segretario Zingaretti non si è fatta attendere ed è stata declinata attraverso quella definizione di cui si accennava all’inizio: «Ho letto su Repubblica – ha scritto sui suoi social network – una pagina di Concita De Gregorio, purtroppo ho visto solo l’eterno ritorno di una sinistra elitaria e radical chic, che vuole sempre dare lezioni a tutti, ma a noi ha lasciato macerie sulle quali stiamo ricostruendo».

Radical chic, dunque. Esattamente come aveva fatto Matteo Salvini in questa circostanza:



Ricordiamo, nell’aprile del 2019, anche la memorabile risposta di Michela Murgia che aveva descritto la strada fatta prima di arrivare al successo nel campo della letteratura italiana e del giornalismo, confrontandola con il cursus honorum di Matteo Salvini e chiudendo alla fine con la domanda: chi tra i due è il vero radical chic?

Ma radical chic è un’espressione a uso e consumo dei social network, principalmente impiegata da utenti con ideali di centro-destra, sdoganata in passato anche da esponenti del Movimento 5 Stelle, spesso dai sovranisti, alcuni veri e propri haters. Insomma, fa parte di quella grammatica dell’odio su cui ci siamo sovente concentrati, attaccandola e smontandola. Fa davvero una strana sensazione che a usare questa parola, oggi, sia il segretario del partito italiano che ambisce a essere guida dei progressisti. Radical chic usato contro Concita De Gregorio, contro una giornalista che esercita il suo legittimo diritto di critica, contro una donna. Facepalm.