La raccolta firme digitali per il referendum contro il Green Pass, invece che semplificare, complica la vita

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Una procedura decisamente più complessa rispetto a quella che ha caratterizzato la raccolta firme sull'eutanasia legale e sulla legalizzazione della cannabis

Con una battuta, verrebbe da dire che ci vuole meno tempo per ottenere il Green Pass che per firmare contro il Green Pass stesso. Il referendum per l’abolizione del Green Pass, infatti, al pari delle altre due iniziative che hanno beneficiato, per la raccolta firme, dell’emendamento del 20 luglio, promosso dal parlamentare di +Europa Riccardo Magi, al Dl semplificazioni che prevede la possibilità di raccogliere le 500mila firme necessarie per promuovere un referendum anche attraverso una procedura online. Una procedura che, al momento, non è unica per tutti (ma che lo sarà in futuro, a partire dal 2022, grazie a una piattaforma gestita direttamente dal governo). Per questo, le modalità di raccolta delle firme sono state diverse l’una dall’altra. Ma quella che presenta maggiori differenze è sicuramente quella per l’abolizione del Green Pass.



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Raccolta firme digitali green pass, la procedura complicata

Per raccogliere le firme per eutanasia legale e cannabis legale, a prescindere dall’interfaccia diversa per ciascun portale, il metodo seguito era lo stesso: inserire una breve anagrafica, accettare i termini e le condizioni d’utilizzo della piattaforma e poi validare il tutto attraverso la procedura di conferma dello SPID (autenticazione, autorizzazione e conferma). Pochi e semplici passaggi che permettono alla procedura di esaurirsi in pochissimo tempo, qualche minuto al massimo. La procedura, tra l’altro, è monitorata dai servizi itAgile e TrustPro che assicurano servizi per la firma digitale e per le identità digitali.



La raccolta firme digitali per l’abolizione del Green Pass, invece, risulta molto più complessa. Innanzitutto, bisogna scaricare quattro documenti in formato Word, ciascuno per ogni quesito referendario, e compilarli al pc tutti e quattro con la propria anagrafica. Dopo aver fatto questa operazione, occorrerà salvare i file in PDF. A questo punto, se si è in possesso della firma digitale si può procedere con la firma stessa, utilizzando anche la marca temporale se il dispositivo per la firma digitale lo consente. Tuttavia, se non si è in possesso della firma digitale, ma soltanto dello SPID, la procedura inizia a complicarsi. 

In questo caso, è possibile utilizzare una firma usa e getta generata, al momento, da un servizio come quelli di Infocert e Namirial. Il suggerimento che offre la piattaforma per la firma del referendum contro il Green Pass permette di collegarsi, attraverso un link diretto, a Namirial che offre la possibilità di ottenere una firma digitale usa e getta per la cifra “promozionale” di 2,99 euro (anziché 3,99 euro) più IVA. Ci sarebbe anche la possibilità di firmare senza avere lo SPID, ma anche per questa opzione è necessario avvalersi di un servizio ad hoc (la piattaforma propone Trustpro.eu e letterasenzabusta.com).



Dopo aver firmato con lo SPID, nel caso in cui si è in possesso di una pec, occorre inviare i moduli agli indirizzi di posta elettronica certificata specificati, altrimenti è opportuno utilizzare una marca temporale per validare l’esatto momento dell’invio della firma digitale (la raccolta è possibile fino al 30 ottobre, ma anche su questa data le indicazioni fornite fino a questo momento sono piuttosto nebulose). Ma insieme ai quattro moduli firmati, in più, la piattaforma per il referendum contro il Green Pass richiede anche il certificato di iscrizione nelle liste elettorali ad uso elettorale. 

Ci si chiede, dunque, se una procedura così complessa non sia legata a un eccesso di zelo per validare tutte le firme ottenute in questo modo. O se, alla fine, non sia più semplice firmare a un banchetto che al pc di casa.