A Torino il quotidiano è sospeso come il caffè: «La cultura e l’informazione devono essere di tutti»

Questa mattina un signore distinto si è avvicinato all’edicola di Maria Barberio – sotto i portici di via Po’, in pieno centro a Torino – per porgerle una banconota da dieci euro. Aveva letto di lei sul giornale del giorno prima, e voleva contribuire anche lui all’iniziativa del “quotidiano sospeso“. «Non lo avevo mai visto prima, e io i miei clienti li conosco tutti per nome», assicura Maria. Poi l’uomo si è allontanato senza dire nulla.

L’iniziativa del “quotidiano sospeso” spiegata con le parole di Luciano De Crescenzio

Da ieri l’edicola torinese di Maria Barberio ha esposto due cartelli – uno per lato – che recitano: “Il quotidiano sospeso. Parte il regalo all’informazione e alla cultura per chiunque ne abbia desiderio e non possa permetterselo. Vi aspetto”.

L’iniziativa si ispira (a partire dal nome) alla tradizione partenopea del caffè sospeso. Per spiegarne lo spirito ci affidiamo al filosofo napoletano Luciano De Crescenzio che la raccontava così: «Una volta a Napoli, nel quartiere Sanità, quando uno era allegro perché qualcosa gli era andata bene, invece di pagare solo un caffè ne pagava due e lasciava il secondo caffè, quello già pagato, per il prossimo cliente. Il gesto si chiamava “caffè sospeso”. Poi, di tanto in tanto, si affacciava un povero per chiedere se c’era un “sospeso”. Era un modo come un altro per offrire un caffè all’umanità».

quotidiano sospeso
L’avviso di Maria Barberio nella sua edicola

Il quotidiano in sospeso alla prova dei fatti

Il progetto del quotidiano sospeso è partito da pochi giorni, e la signora Barberio non vuole fare pronostici. «Potrebbe rivelarsi senza futuro. Ma mi do un anno per valutarne l’effetto». Dopotutto, continua, perché la novità arrivi alle persone meno abbienti ci vorrà un po’. «Faccio affidamento sul passaparola in città».

Le offerte non sono mancate e nel corso di questi primi due giorni ci sono già stati i primi beneficiari dell’iniziativa. Alcuni si sono presentati chiedendo timidamente se c’era un giornale in sospeso. Altri invece li ha intercettati la stessa Maria, che conosce un po’ tutti quelli che attraversano i portici torinesi nei pressi della sua edicola. «Dopotutto non è che posso chiedere l’Isee ai miei clienti – scherza – mi affido alla conoscenza del quartiere e al buon senso».

E a chi potrebbe suggerire che si tratti in realtà di un trucco per ‘lucrarci‘ sopra Maria risponde: «Se davvero il quotidiano sospeso dovesse rivelarsi fallimentare, donerò quanto mi è stato lasciato per l’iniziativa a un ente di beneficienza».

La crisi delle edicole e l’iniziativa del quotidiano in sospeso: «Voglio regalare cultura a chi non può permettersela»

Maria Barberio e il marito hanno rilevato l’edicola di Via Po’ 12 anni fa. «Il primo gennaio 2008 è stato il mio primo giorno di lavoro e il mio ultimo giorno di ferie», scherza. Sì perché quello dell’edicolante non è un mestiere semplice, inizia all‘alba per concludersi la sera. Senza interruzione. E nel corso di questi anni si è messa di mezzo anche la crisi dell’editoria. «Ora vendiamo circa la metà dei giornali che vendevamo all’inizio della nostra attività», assicura.

Maria Barberio davanti alla sua edicola a Torino
Mara Barberio nella sua edicola a Torino. Ha lanciato l’iniziativa del quotidiano sospeso

Negli ultimi 16 anni hanno chiuso oltre la metà delle edicole in Italia

Stando ai dati del Singi (il sindacato nazionale giornalai d’Italia) negli ultimi 16 anni oltre la metà delle edicole italiane ha dovuto chiudere. Oggi in Italia ne restano appena 26 mila. Secondo Manuela Bongioanni, del Sindacato nazionale giornalai, solo a Torino negli ultimi 18 mesi sono andati perduti circa 100 punti vendita, 3 dei quali – assicura Maria – nelle vicinanze della sua attività. Per questo il sindacato lo scorso 29 gennaio ha organizzato una “notte bianca” nel corso della quale 40 edicole in altrettante città italiane ha tenuto le serrande alzate ben oltre l’orario di chiusura invitando la cittadinanza a partecipare.

Il punto vendita di Maria Barberio è stato scelto per partecipare all’iniziativa nel capoluogo piemontese. Ed è proprio allora che è scattata la scintilla, l’idea del “quotidiano in sospeso”. «E’ vero che noi siamo in difficoltà ma è anche vero che la forbice tra abbienti e meno abbienti si è molto allargata in questi anni», spiega. «Parlando con una mia cliente abituale ho pensato: alla fine io offro cultura. Certo in una ipotetica scala di ‘necessità, la cultura si trova al secondo posto rispetto a un piatto di pasta o a un panino, ma perché non offire anche un quotidiano o un periodico a chi vorrebbe informarsi ma non può farlo?»

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