Quella delle quattro marche italiane di pasta con glifosato è una non notizia

Pur riprendendo uno studio svizzero, ad aprile scorso è girata una falsa notizia relativamente ad alcuni marchi italiani di pasta con glifosato

25/10/2022 di Ilaria Roncone

Si tratta di una notizia che è rimbalzata su vari portali italiani e che riguarda quattro marche di pasta con glifosato italiane all’inizio dello scorso aprile. La non notizia – e presto vedremo perché – è frutto dell’interpretazione di uno studio svizzero che non è stato propriamente riportato. Il punto della questione è semplice: il glifosato c’è (e non solo nei quattro marchi italiani) ma, come dispone la legge, entro i limiti nella norma e, come nel nostro caso, centinaia di volte al di sotto del limite imposto. Vediamo, innanzitutto, in cosa consiste la notizia ma – soprattutto – come è stata data perché, come fin troppo spesso capita in questi ambiti, lo studio della rivista svizzera K-tipp, che nel mese di aprile 2022 aveva pubblicato i risultati frutto di analisi di laboratorio, non rivela nessuna verità nascosta.

La storia delle quattro marche di pasta con glifosato italiane

In questi mesi potrebbe esservi capitato di imbattervi in classifiche di pasta con glifosato che comprendono almeno quattro marchi italiani: Agnensi, Divella, Garofalo e Lidl Combino con particolare riferimento a determinati formati di pasta (andando in ordine, tagliolini nel caso del primo marchio, spaghetti nel caso del secondo e del terzo e tagliatelle per la quarta e ultima marca nominata).

Nello studio vengono esaminati e sono presentati i dati di 18 pacchi di pasta che comprendono 13 marchi da agricoltura convenzionale e 5 marchi da agricoltura biologica. Tra le paste in cui è stata rilevata la presenza di tracce infinitesimali di glifosato ce ne sono quattro italiane, quelle che – appunto – sono state citate nei vari pezzi che puntano a riportare una notizia che effettivamente notizia non è, considerato che se i titoli sono di stampo sensazionalistico (col preciso scopo di indurre a credere che si tratti di qualcosa di interessante), all’interno viene specificato che le quantità analizzate non risultano essere alte, anzi bassissime, e non superano – in ogni caso – i limiti di legge.

Cosa dice effettivamente lo studio svizzero?

Come sempre, quando si tratta di fact checking di una notizia che è stata costruita a partire da una fonte estera, è da lì che occorre partire per ricostruire la vicenda e capire in che modo la storia è stata confezionata arrivando sui nostri schermi. Dall’analisi è emerso come i prodotti biologici siano privi di glifosato e di qualunque altra tipologia di pesticidi. In una situazione – riportata anche all’interno dello studio svizzero – in cui il livello di tossicità del glifosato per l’essere umano è ancora in fase di studio, che il glifosato ci sia e che sia nei livelli a norma di legge così come disposti dall’Unione Europea è quindi una non notizia.

Risulta evidente come il tentativo di articoli del genere – che riportano dati di studi esteri – sia quello di provare a spiegare gli effetti che glifosato e altri tipi di pesticidi possono avere con le analisi scientifiche in corso e un parare unanime, da parte degli scienziati, che ancora non c’è. Scendendo nello specifico dei marchi italiani di pasta citati è importante notare che, per esempio, uno storico brand come Divella si collochi a metà del gruppo e che – nel contesto in cui l’analisi prevede il confronto tra paste che costano 78 centesimi e paste che costano 9 centesimi per 100g (prezzi in franchi svizzeri) -, il punto fondamentale rimane comunque che tutte le leggi relative all’utilizzo di glifosato e ai valori possibili sono pienamente rispettate, senza alcun rischio per il consumatore.

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