La terribile mappa del cimitero nucleare dimenticato nell’Atlantico

La televisione pubblica tedesca SWR invia un sottomarino a verificare lo stato del cimitero nucleare marino europeo, che alro non è che il fondo dell’Atlantico, a poche centinaia di chilometri dai paesi europei che s’affacciano sull’oceano.

rifiuti radioattivi
Una grafica che riassume l’abbandono di rifiuti in mare nell’Atlantico (Via Esmateria)

IL CIMITERO NUCLEARE IN ATLANTICO –

Negli anni ’50 e ’60 diversi paesi europei pensarono che un buon sistema per liberarsi dei rifiuti nucleari fosse quello di tombarli in mare. Così  parecchie tonnellate di rifiuti a (relativamente) bassa radioattività furono infilati dentro a bidoni d’acciaio e affondati in un’area che affacci sulle coste di Spagna, Francia, Irlanda e Regno Unito. I rifiuti provenivano da Regno Unito, Belgio, Svizzera, Germania, Francia, Italia, Olanda e Svezia, e in totale furono affondati 223.000 bidoni per un totale di 115.000 tonnellate di rifiuti. E poi più niente. L’idea all’epoca sembrava praticabile, ma oggi si è capito che è una pessima idea, tanto che persino la Russia sta studiando il modo per ripulire il mar di Kara, a Nord delle coste siberiane, dove sono stati affondati i sottomarini nucleari di epoca sovietica, e 14 reattori nucleari.

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FANNO TUTTI FINTA DI NIENTE –

Gli ultimi controlli, appena un sondaggio della radioattività nei pressi di un paio di siti, risalgono agli anni ’90 e ora ci si chiede che fare di quei rifiuti, che secondo gli esperti sarebbe meglio recuperare e sistemare diversamente, visto che molti di questi si trovano a meno di 200 chilometri dalla costa spagnola e su fondali profondi poco più di un centinaio di metri. L’AIEA, l’agenzia atomica internazionale, ha fatto sapere di non avere piani ne per la loro rimozione, ne per un monitoraggio di queste aree, se ne parlerà forse l’anno prossimo, dopo che saranno arrivati i risultati di altre analisi. Il sondaggio più recente risale al 2010 e ha trovato tracce di plutonio-238 nei pressi di uno dei siti e le analisi che in precedenza non avevano rinvenuto picchi di radioattività non rassicurano. Il problema infatti è che prima o poi quei bidoni cominceranno a perdere e quando cominceranno a farlo gli isotopi entreranno nella catena alimentare, anche perché, come confermano i documenti della stessa AIEA, i bidoni furono studiati allo scopo di arrivare sul fondo intatti, non sono stati progettati per resistere quanto più possibile nel tempo.

 

 

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