Quali tamponi stiamo conteggiando? I molecolari, gli antigenici o tutti e due?

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A quanto pare, la comunicazione non è affatto omogenea nelle regioni italiane

Alla voce numero sette dei 21 indicatori stabiliti dal ministero della Salute per individuare le misure restrittive adatte alle singole regioni c’è questa dicitura: «Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese». Eppure, come documentato da un approfondimento di Sky Tg 24, a quanto pare in Italia c’è molta confusione sulla comunicazione del numero dei tamponi. Quali tamponi sono conteggiati, infatti? Quelli molecolari o anche quelli antigenici? E in che modo questa comunicazione cambia la “geografia” delle regioni italiane dal punto di vista del contagio?



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Quali tamponi sono conteggiati, la differenza tra le regioni

Partendo da alcune dichiarazioni di Giovanni Rezza – e pur non avendo un comunicato ufficiale da parte del ministero della Salute -, si è intuito che, in diverse regioni, i tamponi venivano messi tutti nello stesso calderone. Del resto, nelle ultime settimane della pandemia (in concomitanza con l’esplosione della seconda ondata), il numero dei tamponi giornalieri effettuato è aumentato di molto, fino a superare quota 250mila n 24 ore. Sono tutti tamponi molecolari? Nella prima ondata e per tutto il periodo estivo, infatti, sono sempre stati conteggiati solo i tamponi molecolari. Ora, a quanto pare, alcune regioni hanno iniziato a comunicare al ministero anche i tamponi antigenici. Questi ultimi hanno bisogno di un tempo più breve per essere processati e i risultati dei test arrivano in pochi minuti. Sono tuttavia dei test meno accurati rispetto ai tamponi molecolari, anche se c’è molta letteratura medica in proposito e la comunità scientifica non è concorde nel valutare l’accuratezza di questi ultimi test.



Quali tamponi sono conteggiati: i casi opposti di Lombardia e Lazio

Tuttavia, dalle varie regioni, si scopre che Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna comunicano solo i tamponi molecolari. Il Lazio e il Piemonte comunicano anche quelli antigenici. Il tutto, ovviamente, incide molto sulla percentuale dei positivi: chi comunica anche i tamponi antigenici ha infatti un tasso di positività molto più basso rispetto a quello delle regioni che comunicano soltanto i tamponi molecolari. Per questo, ad esempio, il Veneto di Luca Zaia pare intenzionato a voler comunicare – in queste ultime ore – anche i tamponi antigenici effettuati.

E si torna, dunque, al punto di partenza, ovvero alla voce numero sette dei 21 indicatori: chiaro che con una percentuale di positività più bassa, alcune regioni possono beneficiare di una valutazione migliore in termini di misure restrittive. Certo, non è l’unico elemento che viene preso in considerazione. Tuttavia, una situazione di questo tipo – alla lunga – potrebbe davvero risultare confusionaria.