Gli annunci pubblicitari di Facebook ai minori: ci sono fumo, alcol e perdita estrema di peso

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Lo denuncia Reset Australia, che ha creato una pagina Facebook per misurare le caratteristiche delle sponsorizzazioni del social network

Progetto interessante quello dell’associazione Reset Australia, risultato inquietante per quanto riguarda la pubblicità su Facebook. Il gruppo internazionale che si occupa di monitorare i processi sociali e democratici sui social network ha fatto un esperimento estremamente utile a comprendere come Facebook decida di individuare i propri target per la sua pubblicità. La scoperta porterebbe a pensare che, nonostante gli annunci rispetto al rifiuto di sottoporre minori a un certo tipo di messaggio pubblicitario, il social network di Mark Zuckerberg invierebbe advertising non espliciti riguardo all’alcol, al fumo o alla perdita di peso estrema. In alcuni casi, si parlerebbe anche di gambling o di dating online, il tutto a cifre estremamente irrisorie (come un pacchetto da 3 dollari per raggiungere una certa platea di minori targettizzati).



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Pubblicità su Facebook e targettizzazione dei minori

Reset Australia – come riportato dal Guardian – ha creato una propria pagina Facebook e ha plasmato un account per advertising dal titolo Ozzie news network: grazie a questo espediente ha potuto accedere, attraverso la piattaforma Ads Manager, alle tariffe per la distribuzione della pubblicità sul social network.



Facebook ha offerto alla pagina la possibilità di fare pubblicità a circa 740.000 bambini australiani di età compresa tra 13 e 17 anni, una pubblicità, evidentemente, in grado di monitorare anche eventuali interessi in alcol, fumo e svapo, gioco d’azzardo, perdita di peso estrema, fast food e servizi di appuntamenti online. Esattamente come succede per le persone maggiorenni. I pacchetti proposti vanno dai 3 dollari ai 210 dollari (la tariffa più bassa è per raggiungere minori con advertising legate agli alcolici, quella più alta riguarda pacchetti più ristretti di adolescenti con interesse nel fumo).

L’esempio di Reset Australia

La piattaforma di annunci di Facebook aveva approvato, ad esempio, pubblicità realizzate da Reset Australia sui cocktail estivi per gli adolescenti. Dunque, era tutto pronto per far partire la campagna, targettizzando soprattutto minori. «Chiunque faccia pubblicità sulle nostre piattaforme deve rispettare le nostre politiche e tutte le leggi e i codici locali – ha replicato Facebook -, come quelli che limitano la pubblicità di alcolici ai minori in Australia. A supporto di ciò, abbiamo anche strumenti di limitazione dell’età che tutte le aziende possono implementare sui propri account per controllare chi vede i loro contenuti».



Una posizione che contrasta con il processo descritto da Reset Australia. Occorre sottolineare che, spesso, le operazioni di moderazione da parte di Facebook intervengono anche in una seconda fase (non soltanto in sede di approvazione), quando gli annunci sono stati pubblicati, ed è molto semplice che questi ultimi vengano rimossi. Ma, nel frattempo, cosa succede a tutti quei minori che hanno avuto accesso, seppur per un breve periodo, a quelle pubblicità?