Emoticons, meme, post accattivanti con video. Strumenti che sono utilizzati, quotidianamente, da tutti ma che assumono un significato ben preciso se pubblicati da account fake, coalizzati per raggiungere un obiettivo preciso: la propaganda social Cina. Il Centre for Information Resilience, un’associazione non profit e indipendente che punta a studiare i fenomeni relativi alla pubblicizzazione di temi e account sui social network, ha identificato almeno 350 account fake disseminati sui principali social network utilizzati nel mondo occidentale, per esaltare Pechino e le sue politiche, a discapito degli altri Paesi, soprattutto Stati Uniti e membri dell’Unione Europea.
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Il report è stato pubblicato questa mattina dalla BBC. Gli account popolano Facebook, Twitter, Instagram e YouTube e hanno più o meno tutti le stesse caratteristiche: foto false, post generati dall’intelligenza artificiale, pubblicazioni cadenzate con un ritmo ben specifico. Tutto fa pensare a una sorta di mini-falange organizzata, anche se non è assolutamente detto – né nel report se ne sottolineano eventuali prove – che tutto ciò sia collegato alle autorità governative di Pechino.
L’obiettivo dei post, in modo particolare, è quello di presentare gli Stati Uniti come una sorta di antagonista dei diritti. Curioso per uno stato che discrimina continuamente la minoranza uiguri che – non a caso – rappresenta parimenti un tema di discussione collegato a questa tipologia di account social. In modo particolare, si sottolinea come le notizie relative alle angherie subite dall’etnia di religione islamica (e parlante turco) che vive nel nord-ovest della Cina, siano semplicemente degli atti di propaganda volti a delegittimare il Dragone.