La polizia israeliana utilizza Pegasus dal 2013, le dimissioni del presidente di NSO dopo lo scandalo

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Associated Press sostiene che fosse programmato già da mesi, fatto sta che il presidente NSO si dimette appena dopo lo scandalo che ha travolto l'azienda

Seppure NSO Group abbia sempre negato tutto, le accuse di spionaggio tramite lo spyware Pegasus sono arrivate da ogni parte del mondo. L’accusa che arriva oggi e che ha spinto il presidente di NSO alle dimissioni è quella definitiva: spyware è stato utilizzato anche per spiare i cittadini israeliani. Il presidente NSO si dimette dopo lo scandalo che vede l’utilizzo di Pegasus per monitorare i manifestanti in Israele.



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Presidente NSO si dimette per lo scandalo della polizia israeliana che utilizza Pegasus dal 2013

A riportare la notizia per primo è stato Haaretz. Seppure Associated Press sostenga che queste dimissioni fossero programmate da tempo, lo scandalo che la settimana scorsa ha travolto NSO Group evidenzia un certo tempismo. Lo scoop appartiene al giornale in lingua ebraica Calcalist che, la scorsa settimana, ha raccontato come la polizia israeliana abbia a disposizione Pegasus addirittura dal 2013, ben prima che emergessero tutti gli scandali relativi all’utilizzo per spiare giornalisti, oppositori e attivisti di cui ora siamo a conoscenza.



Secondo Calcalist, lo spyware sarebbe stato utilizzato per monitorare i leader delle proteste contro il governo. Il commissario della polizia israeliana ha ammesso la questione, sottolineando però che il monitoraggio sarebbe stato fatto rimanendo entro i confini della legge. In seguito alla notizia il procuratore generale di Israele ha disposto un’indagine in merito a quanto emerso. Altro lavoro che si aggiunge a quello che la task force del governo dovrà fare per gestire le preoccupazioni in merito all’utilizzo di Pegasus, che ora è anche interno al paese. La pressione internazionale maggiore dall’esterno è arrivata anche da parte degli Stati Uniti, con il Dipartimento del Commercio che ha inserito NSO Group nella lista nera che impedisce a tutte le aziende americane di sfruttare i suoi bene e servizi.