Prato, il leghista romeno campione di preferenze: “Così Matteo mi ha convinto”

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La nostra intervista a Claudio Stanasel: "Giusto dire prima gli italiani e aiutiamoli a casa loro"

La sorpresa delle ultime elezioni amministrative viene da Prato. Nella città toscana, in cui domenica è atteso un serrato ballotaggio tra centrodestra e centrosinistra , il 24enne Claudiu Stanasel è stato il candidato più votato in quota Lega nel primo turno delle elezioni, tenutesi lo scorso 26 maggio. Una sorpresa non viene tanto dalla giovane età del candidato leghista, quanto dal fatto che sia un cittadino romeno. Claudiu vive in Italia dall’età di 6 anni.



Inserito da anni nel tessuto sociale e produttivo pratese, con accento e locuzioni che tradiscono la provenienza geografica toscana, il giovane leghista è un esempio perfetto di un’integrazione possibile. Stupisce pero’ che a raccoglierne le potenzialità sia il partito del “Prima gli Italiani” dell'”Aiutamoli a casa loro”. «Ho cominciato a fare politica a 17 anni, quando frequentavo l’ITS Bruzzi» ci racconta Claudiu «Sono stato il primo straniero eletto rappresentante degli studenti, ai tempi ero molto vicino a Forza Italia, ma nel 2018 ho preferito entrare nella Lega di Matteo Salvini. Cosa mi ha colpito? Sicuramente il modo di lavorare in maniera più strutturata e in squadra. In seconda battuta la capacità di prendere posizioni nette su dei temi e saperle difendere».

Da Forza Italia al “Prima gli italiani”

E tra i temi c’è sicuramente la difesa dall’immigrazione incontrollata e quella dell’italianità, istanze già ascoltate molte volte da altri rappresentanti del Carroccio «Esistono circa 6 milioni di poveri assoluti che sono italiani, è normale che lo slogan sia “Prima gli Italiani” e lo dico da cittadino romeno» incalza Stanasel «solo quando riusciremo a risolvere questo problema potremo pensare anche agli altri». Un’evidenza che contrasta probabilmente con la storia personale, ma che il giovane leghista rinforza con un esempio caro alla retorica salviniana «Vorrei un’Europa che risolvesse i problemi alla base, per esempio nel Nord Africa. Se io avessi avuto una Romania che mi avesse dato opportunità sarei sicuramente rimasto lì».



Un simbolo della nuova Lega salviniana

Del resto, a pari del senatore nero Toni Iwobi , anche il giovane romeno si candida a essere un vero e proprio simbolo di una Lega che cerca di respingere le accuse di razzismo. Un’esigenza ribadita anche dalla bulimica comunicazione di Salvini. Sì, perché l’universo del “Capitano” assomiglia un mondo di risorse limitate, dove non vengono mai messi in discussione i veri assetti di potere e le scelte sono sempre basate sul principio della sopravvivenza necessaria e del benaltrismo. La contrapposizione fra i 6 milioni di italiani poveri e i migranti è un esempio da manuale di questa “guerra di classe” al contrario. Uno scenario originale rispetto a quello tratteggiato delle destre tradizionali dove al colore della pelle si sostituisce l’esigenza di scelte forse dolorose, forse inumane, ma sicuramente “necessarie”.



«A Prato si è dimostrato tramite la mia candidatura che questo non è un partito razzista, ma che è a favore di tutti quelli che rispettano la storia, la cultura, le leggi e la religione di questo Paese. Questa città è un esempio di multi-culturalità per tutta Italia, per la vera integrazione bisogna unire le regole e il buonsenso».

Una convinzione che non sembra crollare nemmeno quando viene chiamato a commentare le parole del candidato di centrodestra Daniele Spada che si espresso in maniera molto caustica sulla presenza di italo-cinesi nelle liste del PD. In un post Facebook, poi rettificato, il candidato di centrodestra riteneva che il PD stesse sostanzialmente “aprendo ai cinesi” le porte del Consiglio Comunale di Prato, attirandosi inevitabilmente le accuse di razzismo. «Sono d’accordo che tutti i cittadini italiani abbiano il diritto di candidarsi, compresi Wong e Lin (I due candidati cinesi contestati da Spada N.D.R. )» precisa Stanasel che aggiunge «Non è un mistero che esista dell’illegalità all’interno della comunità cinese, ma sono sicuro che la maggior parte di loro abbia volontà di integrarsi». Perché ci sono posti in Italia dove l’integrazione è un’orizzonte necessario. E Prato è sicuramente un laboratorio per tutto il Belpaese.