A Briatore non piace la chiusura del Cocoricò

La chiusura del Cocoricò di Riccione ha diviso l’opinione pubblica e politica, con correnti di pensiero differenti anche all’interno dello stesso partito. I sigilli sono stati apposti lunedì 3 agosto con la decisione del questore di Rimini Maurizio Improta sulla base dell’articolo 100 del Testo unico di pubblica sicurezza dopo la morte di un sedicenne per overdose di ecstasy. Ne parla il Messaggero che ha raccolto le voci del Parlamento e di uno scatenato Briatore.

FLAVIO BRIATORE –

Senza mezzi termini Flavio Briatore, attonito dalla scelta di Improta «No, non ci posso credere!» dice l’imprenditore «Era impensabile una cosa più assurda di questa. E non c’è limite all’assurdità. Solo chi non conosce la realtà poteva escogitare la chiusura del Cocoricò. E allora bisognerebbe chiudere anche le autostrade, quando succedono incidenti mortali. E perché non chiudere l’intera isola di Ibiza, visto che lì si sballa e ci si sballa? E i bar dove vendono alcolici, chiudiamo anche questi visto che può capitare che uno entri lì dentro, si ubriachi e poi si senta male?». Poi riassume così: «La solita trovata estiva che lascia il tempo che trova».

DANIELA SANTANCHÈ –

«Non si porta avanti la lotta agli stupefacenti uccidendo le imprese». Ne è convinta Daniela Santanchè, che condivide la linea di Briatore di cui è moolto amica «È una follia tutta italiana la chiusura di questo posto», insiste la deputata di Forza Italia: «Quanto accaduto al giovane Lamberto, il sedicenne morto a causa degli stupefacenti, è scioccante e ribadisco la mia ferma vicinanza alla famiglia. Ma credere di portare avanti una ferrata lotta alle droghe uccidendo lo spirito di fare impresa in Italia, un Paese già profondamente in ginocchio per via di un governo che asseconda capricci e volontà della Germania, è fuor di logica. Praticamente come fare harakiri».

MAURIZIO GASPARRI –

  Di tutt’altro avviso Maurizio Gasparri che con Santanchè condivide il partito ma non la linea: «Il questore di Rimini è una persona che conosce bene le leggi dello Stato e ha preso certamente una decisione in piena consapevolezza. Le campagne per la legalizzazione delle droghe, una propaganda fatta in tanti ambiti presso i giovani con strumenti impropriamente utilizzati, stanno favorendo la penetrazione di sostanze stupefacenti che producono danni gravi, talvolta letali». E ancora: «Chi urla contro la criminalizzazione guardi i fatti. Tutti sono responsabili della diffusione della cultura dello sballo: quelli che minimizzano, quelli che non attuano controlli nei locali, quelli che hanno voluto uno Stato arrendevole di fronte alla droga. Bene quindi ha fatto il questore di Rimini e bene fa chiunque combatta per la vita contro la droga. Bisogna far capire ai giovani che certi comportamenti e certi stili di vita sono auto distruttivi e suicidi».

CARLO GIOVANARDI –

Carlo Giovanardi, nemmeno a dirlo, è favorevole. «Parlamentari e opinionisti devono smettere di diffondere messaggi ai giovani per cui drogarsi è un diritto».

MATTEO SALVINI –

Il leader della Lega Matteo Salvini è moderato«Un segnale andava dato, ma il problema non lo risolvi chiudendo una discoteca per quattro mesi. Il problema è culturale». Ma non poteva esimersi dal tirare in mezzo anche la cannabis, «Sicuramente la politica, con l’ultima idea di liberalizzare la cannabis, non aiuta, perchè il messaggio che passa è che una pasticca non fa poi tanto male, una canna non fa poi tanto male. Questa proposta di legalizzare è pericolosa, perchè passa il concetto che ci sono droghe che fanno meno male di altre». Quindi «Se persino in Parlamento dicono che alcune droghe possono essere vendute dallo stato, magari un ragazzo pensa di prendersi una pasticca in discoteca e poi ci rimane»

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