Arrestati sei agenti della polizia penitenziaria: picchiavano i detenuti

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Viene contestato un reato che prevede dai 4 ai 10 anni di carcere

Un ciclone si abbatte sulla polizia penitenziaria. A Torino sono stati arrestati sei agenti, con le accuse di maltrattamento ai detenuti. Viene contestato loro un reato previsto dall’articolo 613 bis del Codice Penale che punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale. I sei agenti della penitenziaria erano in servizio presso il carcere Lorusso e Cutugno di Torino e ora sono agli arresti domiciliari. Per loro, l’ordinanza è stata emessa questa mattina.



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Polizia penitenziaria: sei agenti arrestati a Torino

Le indagini del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria – quindi degli stessi colleghi dei sei accusati – sono state coordinate dal pm Francesco Saverio Pelosi e sono partite dopo la segnalazione di Monica Gallo, la garante dei detenuti del comune di Torino. Quest’ultima era venuta a conoscenza di uno degli episodi contestati alle sei persone finite agli arresti domiciliari nel corso di un colloquio in carcere.



Botte e percosse, maltrattamenti di diversa natura: sono queste le accuse che vengono mosse alle sei persone arrestate questa mattina. Una situazione che mette in luce un aspetto spesso nascosto delle nostre carceri e che rende ancora più difficile la detenzione per chi viene colpito da una misura restrittiva della propria libertà personale.

Le vicende della polizia penitenziaria

In passato, la polizia penitenziaria era stata al centro della vicenda di Stefano Cucchi: ma gli agenti accusati di averlo picchiato sono stati tutti assolti, con un pronunciamento definitivo. Le responsabilità, in quel caso, sono ascrivibili – in base agli ultimi sviluppi – all’arma dei Carabinieri. Dopo essere uscita pulita dal tormentone per la morte di Stefano Cucchi, adesso la polizia penitenziaria si trova ad affrontare quest’altra gravissima inchiesta. Una inchiesta che potrebbe non fermarsi qui: altre persone risultano iscritte nel registro degli indagati, anche se non sono state raggiunte da misure cautelari. La sensazione è che ci siano molti episodi da approfondire per quello che potrebbe essere stato un vero e proprio ‘sistema’.



FOTO di repertorio: ANSA/CESARE ABBATE/