La politica (che quasi mai si è occupata di digitale) usa la polemica contro Dazn per la campagna elettorale

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Dal PD - che quantomeno resta nell'alveo tecnico - a Salvini e Calenda (che invece usano argomenti populisti)

Dopo aver fatto soltanto blandi interventi a proposito del digitale in Italia – e nella fattispecie per lo sviluppo della visione del calcio e dei grandi eventi in streaming -, la politica si accorge del problema nella serata nera del Dazn down. Mentre vanno in scena le prime partite di campionato, infatti, l’OTT che trasmette in diretta le partite di Serie A riscontra non pochi problemi ed è costretto a fornire altri punti d’accesso attraverso un link LITE mentre le partite si stanno già giocando. Una questione non da poco, in effetti, che aprirà diversi scenari e che, in settimana, sicuramente farà dialogare in maniera serrata Dazn con l’autorità garante delle comunicazioni e con gli utenti che, probabilmente (in base alle regole previste da Dazn) otterranno rimborsi per quanto accaduto. Tuttavia, appare davvero incredibile come – per sfruttare un argomento molto popolare in vista della campagna elettorale – la politica, che quasi mai si è occupata di digitale, abbia subito messo una bandierina cercando di cavalcare l’hashtag e il dibattito social.



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Politica contro Dazn, gli interventi durante il down del 14 agosto

Fino a questo momento, gli esponenti delle istituzioni politiche italiane erano intervenuti soltanto in presenza di problematiche da pancia del Paese. Una interrogazione parlamentare era stata predisposta lo scorso 23 agosto 2021, all’altezza dei primi problemi riscontrati da Dazn che aveva appena ottenuto i diritti in esclusiva del nostro campionato di calcio. A novembre 2021 era stata presentata un’altra interrogazione sull’annunciato stop al meccanismo della concurrency – o del doppio dispositivo – che aveva creato anche in quella circostanza un’altra ondata di indignazione. L’ultimo squillo era stato lanciato dai nostri parlamentari in occasione dell’aumento delle tariffe (annunciato nel mese di giugno) per la visione dei servizi di Dazn.



Tutte queste circostanze avevano un comune denominatore: erano state lungamente dibattute dagli abbonati, avevano monopolizzato le discussioni sui social network, avevano scatenato reazioni di pancia. Dunque, era stato abbastanza populista, da parte della politica italiana, intervenire in quei casi. Per tutto il resto dello scorso anno, ma anche per gli anni precedenti, la politica non si è invece interrogata sulla necessità di offrire un servizio in streaming dei grandi eventi all’altezza di un Paese moderno. Non è stato preso nessun provvedimento organico sulla filiera della trasmissione dell’evento in streaming (sulle infrastrutture, sulle cdn, sulle eventuali sanzioni per quelle cdn che interrompono i servizi perché non riescono a sostenere i carichi), sulla stessa transizione del servizio pubblico verso lo streaming (anche RaiPlay è una piattaforma che, nei mesi precedenti, ha riscontrato problemi). L’Agcom – l’autorità delle comunicazioni – ha sicuramente proposto diversi interventi, ma soltanto ex post, senza mai andare all’origine della questione.

Ecco perché adesso suonano strane e fuori luogo le parole dei politici che hanno cercato di sfruttare il tema di Dazn per catalizzare consensi in vista della campagna elettorale per le elezioni del prossimo 25 settembre. C’è chi lo ha fatto da un’ottica populista, nei metodi e nei contenuti. Matteo Salvini, ad esempio, ha scritto: «Da abbonato a Dazn #credo (sì ha sfruttato l’hashtag dello slogan elettorale che ha lanciato, ndr) che il servizio che stanno offrendo faccia schifo». Carlo Calenda l’ha messa sul piano del nostalgico confronto con Sky: «Alla fine è stata semplicemente una fesseria togliere i diritti a Sky. Peraltro colpendo una grande azienda che aveva investito in Italia e fa anche cinema, serie e cultura». Il Pd, almeno, ha avanzato una iniziativa di stampo tecnico, non limitandosi alla critica o alla polemica sterile: «Decine di migliaia di cittadini hanno pagato un servizio anticipatamente e ora subiscono un disservizio vergognoso, in quasi tutte le parti di Italia, per i problemi di ricezione di Dazn. Intervengano Agcom e Serie A», mentre Mauro Berruto ha evidenziato come il Pd abbia già provveduto a inoltrare una segnalazione urgente proprio ad Agcom su quanto accaduto il 14 agosto. In Italia funziona sempre così: mai porsi prima il problema. Farlo solo quando i buoi sono fuggiti dal recinto. 



NB: L’articolo contiene alcune opinioni personali dell’estensore