Come (non) promuovere o sostenere un referendum o una legge di iniziativa popolare online

Categorie: Attualità

Le criticità che abbiamo ravvisato nella prima esperienza di navigazione sulla piattaforma per le firme digitali del referendum

Da qualche giorno sembra che sia possibile utilizzare una piattaforma online pubblicata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con lo scopo di promuovere e sostenere un referendum o una legge di iniziativa popolare. “Da qualche giorno” e “sembra” non dovrebbero mai essere termini utilizzati in un contenuto giornalistico poiché ogni notizia andrebbe riportata nel modo più accurato possibile. In questo caso specifico, nonostante il prestigio e l’autorevolezza dell’ente promotore – il governo -, non è però possibile fornire informazioni più precise vista la totale assenza di comunicazione istituzionale in merito. Ne abbiamo già parlato qui.



LEGGI ANCHE > «Il primo referendum digitale? Quello per abolire il quorum nei referendum», dice Marco Cappato 

Piattaforma referendum digitale: la nostra esperienza di navigazione

Attraverso un’analisi di quanto è visibile sulla piattaforma proviamo quindi a essere noi a fornire informazioni effettivamente utili per il cittadino o per eventuali enti promotori che volessero provare a utilizzare i servizi messi a disposizione.



Innanzitutto, sappiamo che il sito è stato pubblicato solo da novembre di quest’anno. Utilizzando il servizio “Wayback Machine” fornito dall’organizzazione “archive.org” vediamo che non esistono copie delle pagine della piattaforma antecedenti al 12 novembre.



Il sito si trova sull’infrastruttura di Sogei, società di sviluppo e IT controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Scorrendo sull’homepage vediamo anche che esistono già delle iniziative pubblicate ma con scopo di test e pubblicate tra marzo e giugno 2022.

Entrando sul sito non ci viene notificata nessuna cookie policy come invece previsto dal GDPR e dobbiamo quindi scorrere sul fondo della pagina e aprire l’informativa sulla privacy per scoprire che non viene fatto uso di cookie di profilazione degli utenti né vengono utilizzati altri metodi di tracciamento di terze parti mentre viene fatto uso di cookie di sessione che poi spariranno al termine della navigazione da parte dell’utente.

Sempre sull’homepage l’utente può informarsi su come un cittadino potrà sostenere un referendum oppure come un comitato promotore potrà utilizzare la piattaforma per promuovere un’iniziativa di partecipazione democratica. La guida è molto dettagliata e completa e le procedure per entrambe le tipologie di utenti sembrano essere semplici e apparentemente senza troppi ostacoli burocratici.

Proviamo quindi ad accedere e provare in prima persona entrambe le opzioni.

L’accesso, come è logico che sia, è gestito dai tre servizi standard di autenticazione di identità digitale: SPID, Carta d’Identità Elettronica e Carta Nazionale dei Servizi.

La brutta sorpresa è immediata: provando ad accedere tramite SPID, utilizzando il QR Code per autenticarsi tramite uno dei servizi proposti, si arriva in una pagina riservata che mostra in primo piano un messaggio di errore:

Al di là dell’apostrofo mancante nel testo del messaggio da errore rosso grammaticale, il contenuto è anche un controsenso visto il riquadro in alto a destra che mostra il codice fiscale e nominativo dell’utente che quindi sembra essere correttamente autenticato.

L’errore in ogni caso esiste e non consente all’utente di effettuare nessuna operazione: né sostenere un’iniziativa popolare, né promuoverla attraverso la piattaforma. Non ci resta quindi che disconnettere l’utente e tornare alla pagina iniziale del portale.

Riprovando ad accedere una seconda volta, utilizzando un login senza QR Code, la situazione non cambia di molto.

In questo caso il messaggio parla di un generico “errore interno al server” (o del server?) come testimoniato anche dagli strumenti messi a disposizione dal browser che stiamo utilizzando.

L’autenticazione dell’utente è comunque registrata dal sistema come testimoniato dai dati della risorsa “utente” mostrata sempre all’interno del browser.

Il sistema almeno nell’accesso e riconoscimento utente è quindi funzionante pur non dandogli la possibilità di eseguire nessuna operazione.

Dopo questa breve analisi e certificazione di assenza del servizio, la domanda da rivolgere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri è semplice: come è possibile che venga pubblicato una piattaforma, pur senza comunicazione in merito, ma chiaramente non funzionante? Ci auguriamo non sia pubblicata come specchietto per le allodole, con lo scopo di mostrare nella forma – ma non nella sostanza – che l’Italia è pronta alla democrazia partecipativa come intimato dall’Onu a seguito di una sentenza del 2020 del Comitato dei Diritti Umani che dava seguito a un ricorso presentato dai Radicali Mario Staderini e Michele De Lucia.