Philip Roth è morto

Philip Roth è morto a 85 anni. La letturatura, e la cultura mondiale, hanno perso uno dei suoi giganti. Scrittore tra i più importanti comparsi negli ultimi 100 anni, Roth ha pubblicato alcuni dei romanzi più apprezzati degli ultimi decenni, come Il Lamento di Portnoy oppure Pastorale Americana. La sua produzione è molto vasta, e ha mantenuto una media di qualità elevatissima considerando i numerosi romanzi e racconti scritti, a cui si aggiungono alcuni saggi.

La morte di Philip Roth

Philip Roth è nato nel 1933 a Newark, in New Jersey, figlio di immigrati ebrei, ed è diventato uno dei più importanti esploratori dell’identità ebraica. Tema centrale sin dal Lamento di Portnoy, romanzo pubblicato alla fine degli anni sessanta che gli ha regalato una celebrità aggiuntiva alla già grande considerazione conquistata coi suoi primi lavori, come Addio Columbus, e cinque racconti. Nel corso dei decenni successivi Philip Roth ha regalato altri capolavori, in particolare con Pastorale America, strepitosa retrospettiva dei conflitti della società americana raccontata attraverso il prisma dei fallimenti familiari di uno statunitense di successo, lo “Svedese”, Seymour Levov, uno dei personaggi più memorabili tra quelli creati dallo scrittore americano scomparso ieri. In Pastorale Americana è presente Nathan Zuckerman, uno degli alter-ego dello scrittore al centro di numerosi romanzi scritti tra anni settanta e ottanta, e poi nella trilogia americana di cui il libro sullo Svedese è il vertice indiscusso.

Philip Roth
Dennis Van Tine/ABACAPRESS.COM

 

La carriera di Philip Roth

Un’amica dello scrittore, Judith Thurman, citata dal New York Times, ha spiegato come la morte sarebbe stata causata da un arresto cardiaco. Lo scrittore, che ha vissuto a New York e nel Connecticut, è diventato molto famoso per la sua analisi dell’esperienza ebraico-americana.  La gigantesca statura di Roth sulla scena letteraria deriva dall’universalità del suo messaggio, spiegata alla perfezione con le sue stesse parole: “Non scrivo ebreo, scrivo americano”. Nel 2012 lo scrittore decise di lasciare la sua carriera, rimarcando di aver perso ormai le energie per reggere la fatica dellacomposizione letteraria. In uno dei suoi ultimi interventi pubblici Philip Roth aveva voluto precisare come il personaggio al centro del Complotto contro l’America, l’aviatore filonazista Charles Lindbergh, non avesse nulla a che fare con il presidente Donald Trump, troppo ignorante per esser paragonato al protagonista del suo romanzo.

 

Share this article