La petizione dei lavoratori di Google per proteggere i dati degli utenti che vogliono abortire

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I dipendenti Google che non sono coperti dalle garanzie dell'azienda in seguito ai cambiamenti sull'aborto in Usa si stanno ribellando

Si tratta di una vera e propria petizione lavoratori Google aborto, ovvero un’esplicita richiesta di lavoratori che non si sentono opportunamente tutelati: si tratta di lavoratori temporanei, fornitori e appaltatori che non sono stati inclusi nella pronta risposta che Google ha fornito alla cerchia di persone che ci lavorano dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade. I dipendenti del colosso, infatti, si sono visti mettere nelle condizioni di potersi trasferire in tutti quegli stati in cui il diritto all’aborto è ancora garantito.



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Non solo diritti dei dipendenti ma anche dati sulle ricerche relative all’aborto

Si tratta di un lungo elenco di richieste che, attualmente, è stato firmato da più di 650 lavoratori di Google. La richiesta, in sostanza, è quella di estendere i benefici sanitari legati all’aborto a tutti i lavoratori di Google, anche quelli con contratti esterni, così da garantire a chiunque fornisca il proprio tempo e le proprie abilità al colosso pari diritti in tal senso.



Nella petizione si legge: «I sottoscritti riconoscono che tutti i lavoratori di Alphabet, di qualsiasi sesso, sono stati colpiti dall’annullamento della sentenza Roe v. Wade e sono delusi dalla risposta e dall’influenza di Alphabet su questa sentenza». Il cardine è la possibilità di vedersi pagare tutte le spese relative al trasferimento in altri stati per poter praticare l’aborto legalmente e in sicurezza non correndo rischi.

Sarebbero circa la metà della forza lavoro i dipendenti esclusi per via della tipologia di contratto. A Google vengono rimproverate, in sostanza, la mancanza di riconoscimento e la negligenza nei confronti dei lavoratori trattati come se fossero di serie B. In merito ai dati che Google ha promesso di cancellare per tutti gli utenti che fanno ricerche relative a cliniche abortive, i dipendenti vogliono di più: le informazioni non dovrebbero essere «mai salvate, consegnate alle forze dell’ordine o trattate come un crimine».



Petizione lavoratori Google aborto, cosa viene chiesto all’azienda

La prima richiesta è che i benefici vengano estesi a tutti i lavoratori, a prescindere dal sesso, poiché «si tratta di una questione che riguarda tutti noi». Tra le richieste figurano «l’aggiunta di un minimo di 7 giorni di malattia supplementare perché i lavoratori dovranno viaggiare per periodi significativi per ottenere servizi sanitari» e un aumento dei rimborsi previsti per le notti in cui si deve alloggiare fuori.

Relativamente ai dati utenti di Google, la richiesta è quella che siano protetti «dall’uso dei loro dati contro di loro e affrontare la disinformazione e le informazioni fuorvianti relative ai servizi di aborto e ad altri servizi di assistenza sanitaria riproduttiva su tutte le piattaforme e i prodotti Alphabet» operando «controlli immediati sulla privacy dei dati degli utenti per tutte le attività relative alla salute, ad esempio la ricerca di informazioni sulla giustizia riproduttiva, sull’assistenza di genere e sull’accesso all’aborto su Google che non devono mai essere salvate, consegnate alle forze dell’ordine o trattate come un crimine».

La richiesta è anche quella di correggere i risultati di ricerca fuorvianti quando, su Google Maps, cercando cliniche abortive escono strutture anti abortiste. Inoltre si parla di «non collaborare più con gli editori di disinformazione sui servizi abortivi che violano le politiche degli editori di AdSense relative ad affermazioni inaffidabili e dannose su una grave crisi sanitaria» e di «essere trasparenti nella condivisione delle entrate pubblicitarie con la ricerca personalizzata di Google, in modo che i servizi abortisti che pagano per gli annunci di Google non vedano inavvertitamente le loro entrate pubblicitarie andare a organizzazioni che lavorano attivamente contro di loro».