Il generale Pappalardo dice di vivere con la sua pensione di 3800 euro al mese e che la gente è arrabbiata

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Una contraddizioni in termini nel suo populismo

La gente ha fame, la gente è arrabbiata, la gente non vuole le mascherine, la gente non vuole i vaccini. Parla il generale Antonio Pappalardo, al megafono in piazza Duomo a Milano. L’ex carabiniere, sindacalista, parlamentare e sottosegretario, però, al Corriere della Sera dice di vivere con la sua pensione da 3800 euro al mese e di aver rinunciato al vitalizio, che pure era di 1200 euro al mese. Insomma, due anime contrastanti del populismo: quella che incita le folle nelle piazze, perché «la gente ha fame» e quella che vive con una pensione da 3800 euro al mese. Non proprio l’ultimo degli stipendi.



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Pensione Pappalardo da 3800 euro al mese

Il generale Pappalardo, nel corso della sua intervista al quotidiano milanese, sostiene che il suo movimento – i gilet arancioni – non è finanziato da nessuno, che non ha un centesimo e che lui vive con la sua pensione da generale. E che sarebbe pronto a stampare moneta su diretto consiglio di Mario Draghi. Inoltre, ha annunciato che anche la Casa Bianca gli ha chiesto di comporre qualcosa per il presidente Donald Trump. Dal momento che, per sua stessa dichiarazione, il generale Pappalardo sarebbe «uno dei più grandi musicisti del mondo, con le sue opere che sono state accettate solo in posti dove hanno suonato Mozart e Beethoven».



Inoltre, ha ribadito anche la storia del Vaticano che lo ritiene «un genio illuminato da Dio». Da sfiorare l’agiografia. Il problema di questa intervista di Pappalardo al Corriere della Sera non sta tanto nella costruzione di un personaggio sui generis. Il fatto è che la sua figura rappresenta una contraddizione in termini: si fa portavoce delle esigenze del popolo, ma allo stesso tempo rappresenta proprio quello che il popolo vorrebbe smantellare. A partire dalla sua pensione, fino ad arrivare al suo passato nei palazzi. Eppure, il generale continua a essere compiaciuto: «Non ho più rapporti con l’Arma da tempo, ma i miei colleghi sono invidiosi quando vedono i ragazzi dei carabinieri salutarmi con gli occhi che brillano perché sanno esattamente qual è la mia visione del mondo».