Trump voleva che Parler bloccasse i suoi critici, ma il social ha rifiutato

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Continua la narrazione utile a ripulire l'opinione sul social network sovranista. L'estratto del libro di Michael Wolff

Donald Trump’s January 6 – The view from inside the Oval Office è il libro rivelazione di Michael Wolff, il giornalista che aveva già parlato della presidenza di Donald Trump nel 2018, con dettagli inediti e fonti di prima mano. È lui a svelare – in un estratto del libro pubblicato dal New York Magazine – la relazione che stava per essere presa da Parler, il social network sovranista che – per un certo periodo di tempo – aveva accarezzato l’idea di essere l’unica ed esclusiva voce dell’ex presidente degli Stati Uniti dopo la mancata rielezione.



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Parler e Trump, la relazione tra l’ex presidente e il social network

A quanto pare, infatti, lo staff di Trump era in trattativa con il social network sovranista, prima dei fatti di Capitol Hill. Ci sarebbe stato un accordo tra le parti, che prevedeva che il presidente potesse utilizzare gli spazi messi a disposizione da Parler in maniera esclusiva, spostando lì l’attività su Twitter che fino a quel momento era stata preminente, per tutta la presidenza di Trump e per tutta la campagna elettorale. Twitter, tuttavia, stava imponendo sempre maggiori limitazioni all’ex presidente degli Stati Uniti, arrivando a compiere anche azioni piuttosto clamorose, come il flag e le etichette ai tweet di Trump, bollati come disinformazione.



Per questo, Trump aveva bisogno di uno spazio diverso in cui esprimersi. Un ambiente maggiormente accondiscendente nei suoi confronti, proprio come Parler che – prima del 6 gennaio 2021 – era un vero e proprio contenitore sovranista. Tuttavia, Trump voleva delle garanzie da Bob Mercer e da sua figlia Rebekah (gli ideatori di Parler): chiedeva non soltanto una fetta consistente delle revenue dal social network (un po’ come fanno gli influencer più importanti), ma chiedeva anche che il social network bannasse tutti i critici dell’ex presidente degli Stati Uniti. Di fatto, voleva che l’opinione intorno a sé fosse unica, unilaterale e, soprattutto, adulatrice.

«Parler aveva vacillato soltanto a quest’ultima condizione» – emerge dalle pagine del libro di Wolff. Successivamente, dopo l’uscita dell’estratto, il social network – che ultimamente è tornato online dopo che c’era stato un blocco delle pubblicazioni dovuto alla rescissione del contratto con il provider AWS, per ragioni etiche e contrarie ai principi della multinazionale che fornisce i servizi di connessione – ha negato qualsiasi commento. Parler sta cercando di rifarsi un’immagine dopo i fatti di Capitol Hill: diversi attivisti e manifestanti del 6 gennaio, infatti, erano entrati in contatto proprio attraverso Parler, presentato – agli occhi dell’opinione pubblica – come uno spazio sovversivo. Possibile che l’uscita della notizia del rifiuto del social network alla proposta di Trump sia un altro tassello di questa narrazione.