Il tweet critico di Paolo Bargiggia sulle donne che conducono programmi sportivi dopo l’annuncio su Katia Serra

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Che Paolo Bargiggia non fosse un fan di Katia Serra lo si era capito, ma ora il punto sono diventate le «sempre più donne a condurre programmi sportivi»

Non tutti hanno apprezzato la notizia di Katia Serra che, per sostituire Alberto Rimedio insieme a Stefano Bizzotto, è stata incaricata di fare la telecronaca dell’ultima partita di Euro 2020. La finale Italia-Inghilterra sarà raccontata dalla voce di una donna, la prima volta per la Rai, e se tanti si sono detti felici e si sono congratulati con la professionista, altri hanno espresso un parere contrario e contrariato rispetto a questa scelta – visto il tempismo del tweet – e, più in generale, rispetto alle donne nel mondo del giornalismo sportivo.



Un riferimento che non può non essere colto, quello a Katia Serra, considerate anche le critiche che il giornalista che ha collaborato con Il Primato Nazionale le ha già precedentemente mosso. Critica legittima per una telecronaca che può piacere o meno, ovviamente, ma che è sfociata evidentemente in un discorso più ampio con questo tweet uscito dopo l’annuncio che sarà Serra a fare la telecronaca della finale.



Non l’avevo mai sentita. Per fortuna! Ma quanto è noiosa, petulante e banale tal Katia Serra, seconda voce @RaiSport per Portogallo-Francia? Roba da far rimpiangere persino Marchegiani e Minotti di @SkySport. Ma la pagano a parola?#abolitelesecondevoci

— Paolo Bargiggia (@Paolo_Bargiggia) June 23, 2021

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Paolo Bargiggia su Katia Serra: il tweet sulle donne che conducono programmi sportivi

Il tweet del giornalista e conduttore televisivo italiano vuole rispondere a una domanda, di base, ha ben poco senso. «Perché ci sono sempre più donne a condurre programmi sportivi? – scrive su Twitter – Perché non ci sono più giornalisti autorevoli, capaci di incalzare gli addetti ai lavori con domande vere e notizie serie. E gli editori cercano l’ascolto facile con la presunta bellona di turno. Scelta suicida!».

Secondo quanto si legge, quindi, se le donne emergono nel mondo della telecronaca sportiva è perché i giornalisti maschi – come inteso nella contrapposizione – non sanno più fare il proprio lavoro come un tempo. L’altra parte della colpa va cercata nelle scelte editoriali, che puntano a fare ascolti con la “fi*a”, come qualcuno ha scritto nei commenti al tweet. Di per sé questa è un’affermazione che ha ben poco senso: parliamo di telecronaca, ergo le persone che guarderanno la partita sentiranno solamente la voce delle persone che la racconteranno.

E parliamo di Katia Serra, che ha alle spalle dieci anni di telecronaca per Rai e Sky e che non è di certo l’ultima arrivata. O la «bellona di turno», come scrive Bargiggia, non mancando di fare riferimento anche a un’altra conduttrice televisiva che è finita nel suo mirino, Diletta Leotta. L’emergere della professionalità delle donne in moltissimi ambiti dai quali prima erano escluse – compreso il giornalismo sportivo – è indice di un mondo che va nella direzione giusta e che tende a premiare la competenza delle persone a prescindere dal sesso.

Serve ancora sottolineare, nel 2021, che pregi importantissimi per un giornalista come autorevole e capace di incalzare gli addetti ai lavori non hanno assolutamente niente a che vedere con il fatto che qualcuno sia uomo o donna? Quando si lavora ci deve essere una sola differenza, quella tra chi è un professionista serio e competente e chi non lo è. Punto.