In tempi di campagna elettorale, i politici sono bravissimi a promettere delle cose impossibili da realizzare, pur di rafforzare la propria propaganda. Ma i veri fuoriclasse sono quelli che propongono cose già ampiamente date per scontate e già totalmente a regime (tra l’altro, non solo in Emilia-Romagna, ma come principio generale nel mondo intero) facendole passare per proposte rivoluzionarie.
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Così, nella serata di ieri, al Pala Dozza di Bologna – luogo di apertura della campagna elettorale della Lega per le regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio prossimo – Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni hanno promesso che in regione, con la Lega al governo, gli ospedali «saranno aperti anche di notte e anche il sabato e la domenica». Il tutto è stato rafforzato anche dai tweet del profilo ufficiale di Matteo Salvini che hanno riportato le parole di Lucia Borgonzoni anche in diretta social:
#BorgonzoniPresidente: Tra i primi provvedimenti ci sarà l’attenzione ai più deboli, gli ospedali saranno aperti di notte, di sabato e di domenica, come in Veneto.#Paladozza @BorgonzoniPres
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 14, 2019
Una proposta rivoluzionaria? Non proprio, visto che in tutta Italia (e non solo in Veneto) gli ospedali sono aperti di notte, di sabato, di domenica e – aggiungiamo noi – anche a Natale, Capodanno, Pasqua e feste comandate. Inoltre, non si capisce perché Lucia Borgonzoni abbia voluto fare un passaggio sulla sanità in Emilia-Romagna, visto che il settore, nella regione, è il primo in Italia secondo diversi indici per la capacità di rispondere ai bisogni di salute della popolazione e per indice di mantenimento dello stato di salute.
Detta così è troppo semplice. Il riferimento di Lucia Borgonzoni, che è già stato proposto anche in passato, è quello alla prassi – quella sì attuata in Veneto – di aprire gli ospedali nei turni di notte e nei week-end anche per le visite specialistiche. Ma una proposta del genere deve essere spiegata e non propagandata come una semplice ‘apertura notturna delle strutture’, una cosa che è già nella prassi sanitaria in tutta Italia. In ogni caso, sarebbe un investimento dispendioso e non del tutto utile, in una regione come l’Emilia-Romagna che accorcia sensibilmente le liste d’attesa per le visite specialistiche e che ha uno dei migliori sistemi sanitari in Italia.
FOTO: ANSA/GIORGIO BENVENUTI