L’orgia nell’ufficio del comandante della caserma sequestrata di Piacenza

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Tra i vari atti illeciti commessi all'interno degli uffici della caserma figurerebbe anche un'orgia stando alle indagini del Gip

EDIT 26 LUGLIO: L’avvocato di Giuseppe Montella, uno dei carabinieri coinvolti nell’inchiesta, ha fatto sapere che la storia del festino organizzato con le escort – di cui ha parlato il gip – sarebbe destituita di ogni fondamento. 



Oggi è esploso il caso dei carabinieri della caserma di Piacenza – precisamente la Levante – che è stata sequestrata con l’arresto di sei carabinieri, incolpati grazie a una serie di intercettazioni per spaccio e tortura. Emergono sempre nuovi dettagli, l’ultimo dei quali riguarda un’orgia che – stando alle 326 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Piacenza Luca Milani nell’ambito dell’operazione Odysseus – si sarebbe svolta in un ufficio della caserma.

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Orgia con escort nella caserma dei Carabinieri di Piacenza

Per l’occasione ci sarebbe stata una escort. La scoperta è stata fatta intercettando le conversazioni di alcuni dei carabinieri indagati che parlavano a ruota libera sull’auto di servizio non sapendo di essere intercettati. Queste le parole captate su un terzo collega, «in onore del quale, forse in concomitanza con una ricorrenza, era stata organizzata una serata all’interno della Caserma alla presenza di due donne, presumibilmente escort, con le quali erano stati consumati rapporti sessuali».

«Un’orgia con un tale scompiglio da spargere le pratiche per terra»

Nel rapporto si parla, nei locali della Caserma di via Caccialupo nella città emiliana, di «un’orgia, tenutasi addirittura all’interno dell’ufficio, dove si era creato un tale scompiglio che le pratiche erano state sparpagliate a terra». Durante il festino una delle escort avrebbe urlato e, nel caos, avrebbe buttato per terra «il cappello, la giacca, ha buttato tutte le pratiche per terra». Nulla che sia classificabile come reato, si legge, «ma dalla descrizione delle stesse traspare ancora una volta il totale disprezzo per i valori della divisa indossata dagli indagati, metaforicamente gettata a terra e calpestata, come quella del loro Comandante durante il festino appena rievocato».