Oggi 30 giugno è il Social Media Day, l’evento creato nel 2010 per celebrare i social

Categorie: Social Network

A creare l'evento è stato Mashable nel 2010. L'intento era ed è tuttora quello di celebrare la rivoluzione digitale apportata dai social

Oggi, 30 giugno, è il Social Media Day, la giornata dedicata all’uso dei social in tutto il mondo. A creare l’evento è stato Mashable, nel 2010. L’intento era ed è tuttora quello di celebrare «la rivoluzione digitale e le potenzialità dei social network attraverso le testimonianze dei migliori esperti del settore».



LEGGI ANCHE > Il Garante: «Utilizzare Google Analytics senza garanzie sulla protezione dei dati è violazione»

Oggi, 30 giugno, è il Social Media Day

“Happy Social Media Day From Mashable” è il titolo di un articolo pubblicato da Mashable nel 2011, dunque un anno dopo la creazione della giornata. «I social media sono una forza da non sottovalutare – viene scritto nel pezzo -. Nell’ultimo anno sono stati uno sfogo per le vittime dell’ingiustizia, hanno diffuso informazioni in tempi di crisi e hanno cambiato il modo in cui viviamo le nostre vite in generale. È certamente una rivoluzione che vale la pena celebrare». In quell’anno, ci sono stati 1.419 Meetup con più di 8.500 partecipanti in sei continenti. E nove città e uno stato degli Stati Uniti avevano dichiarato ufficiale la giornata.



I social network: tra potenzialità e pericoli

Tutti noi conosciamo i social network: Facebook, Instagram, Twitter, Tik Tok hanno rivoluzionato per sempre la nostra vita, cambiandola radicalmente. Perché celebrarli? Innanzitutto per questo. Poi perché, nel tempo, hanno permesso alle persone di tutto il mondo di connettersi tra di loro, di scambiare messaggi, idee, passioni, mantenere amicizie a distanza e addirittura comunicare informazioni. Come tutte le cose, però, anche i social hanno il loro lato negativo: la disinformazione, la diffusione di fake news, e, ovviamente, l’accesso a un’enorme mole di dati personali che possono essere usati anche contro di noi. Come? Basti pensare che i dati anagrafici e i post che pubblichiamo sulla home dei nostri social possono consentire a un malintenzionato di risalire alle nostre abitudini e alle nostre password per poi hackerare i profili. Per Marco Ramilli, Ceo di Yoroi (un’azienda che gestisce Sistemi Integrati Adattivi e Dinamici di Difesa Cibernetica), «la possibilità di comunicare e di incontrare virtualmente nuove persone può essere considerato come un fatto positivo per la socialità umana. Tuttavia bisogna farci attenzione. L’assenza di corporeità in questo genere di relazioni induce le persone a sentirsi più al sicuro e quindi induce un comportamento più rilassato. È invece proprio in questi momenti che gli attaccanti lanciano le loro esche, spesso utilizzando falsi account social oppure spacciandosi per amici di amici e lontani conoscenti al fine di indurre la vittima a quel “click di troppo”».