Nel 2020 l’odio su Twitter contro le donne ha avuto come bersaglio quelle che lavorano
Un tweet di odio su due riguardava le donne attaccate, per la prima volta, nell'ambito della loro professionalità
24/02/2021 di Ilaria Roncone
Le donne su Twitter sono state odiate ancora di più nell’anno della pandemia e lo sono state in un modo nuovo che mette al centro il lavoro e la loro professionalità. Il fenomeno dell’odio sul social nel 2020 – secondo quanto rilevato nella quinta edizione della Mappa dell’Intolleranza di Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti – è in diminuzione a livello quantitativo (sono stati prodotti meno tweet di odio) ma le categorie bersaglio sono sempre le stesse, quelle che più sono esposte a cambiamenti e adattamenti necessari per superare il Covid. Donne e migranti sono stati il centro della quantità maggiore di tweet denigratori ma la novità rispetto agli anni scorsi è che 1 odiatore Twitter su 2 ha come bersaglio le donne in una modalità diversa rispetto agli anni precedenti. Dove si è maggiormente palesata la misoginia su Twitter secondo la Mappa dell’Intolleranza? In quasi tutto il nord Italia e in Lazio, Puglia e Campania.
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Odio su Twitter nel 2020 per le donne lavoratrici
Le donne, in particolare le lavoratrici, sono state il bersaglio maggiore dell’odio su Twitter nel 2020. Dalla ricerca realizzata in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza Università di Roma e It’s Stime dell’Università Cattolica di Milano è emerso – sul fronte donne – come nel 2020 il 49,91% dei tweet che veicolano odia siano sulle donne. Gli attacchi a questa categoria sono stati continuativi, concentrati e forti non solo per il body shaming – onnipresente quando si tratta di odio nei confronti delle donne – ma anche per il lavoro delle donne. Il mondo femminile è stato attaccato sulla competenza e sulla professionalità. Mai prima del 2020 il lavoro era stato un co-fattore scatenante dell’hate speech misogino; il tutto si può ricollegare a una riflessione più ampia sulla possibilità per le donne di lavorare durante la pandemia con un particolare focus sullo smart working.
Quel lavoro «che sottrare la donna al tempo di cura e al potere maschile»
Come riporta Il Messaggero, la giornalista Silvia Brena – co-fondatrice di Vox e Ceo di Network Comunicazione – ha affermato che la percentuale di tweet di odio che hanno al centro le donne è sempre stata alta negli ultimi cinque anni: «Nell’anno della pandemia, abbiamo avuto conferma di quanto la misoginia sia ancora presente e ben radicata nella nostra società patriarcale», ha affermato, aggiungendo che c’è conferma anche di « quanto, come successo negli ultimi mesi con lo smart working, il lavoro dentro le mura domestiche sia tollerato ancora di meno rispetto a quello svolto fuori casa. Lavoro che sottrae la donna al tempo di cura e al potere maschile, tanto da acuire la violenza nei maltrattanti, fino a sfociare nei tanti femminicidi di questi mesi».