David Broder, che ha scritto di Meloni sul NY Times, smonta la ricostruzione che il Giornale fa del suo articolo

Il pezzo di commento era stato ripreso dal quotidiano diretto da Augusto Minzolini, attribuendo al suo autore delle frasi non corrette

Come al solito, quando si tratta di giornalismo, dobbiamo per forza farci riconoscere oltre oceano. Non soltanto quando si tratta di battere una notizia in esclusiva (cercando di rispettare quella deontologia internazionale che unisce tutti i progetti editoriali più celebri al mondo), ma anche quando si cerca di dare una interpretazione a un commento scritto da altri (il che, teoricamente, dovrebbe essere più semplice). Così, dopo l’articolo del NY Times su Giorgia Meloni, scritto dall’opinionista David Broder (che in passato si era già occupato dell’ascesa del populismo di destra in Italia), c’è stata la rilettura de Il Giornale che – nel tentativo di screditare l’opinione espressa su una delle più importanti testate internazionali – ha citato dei passaggi dell’articolo sovrainterpretandoli o attribuendo all’autore parole non sue. Il fact-checking di quest’ultimo passaggio è stato fatto dallo stesso David Broder che, su Twitter, ha smontato punto per punto la ricostruzione del Giornale.



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NY Times su Giorgia Meloni, l’intervento dell’autore dell’articolo David Broder

Il giornalista Broder sottolinea come il Giornale abbia inventato tre sue citazioni, individuando soltanto un velato collegamento con quanto da lui effettivamente scritto. Il primo passaggio contestabile, rispetto alla ricostruzione del Giornale, è il fatto che il giornalista abbia definito Forza Italia un partito di «estrema destra». In realtà, Broder non ha mai attribuito al partito di Berlusconi questa etichetta, sottolineando invece come – anche a partire dall’atteggiamento degli azzurri in occasione del non voto alla fiducia a Mario Draghi – la sua ambizione di essere un partito anti-populista di destra o centrista possa essere effettivamente messa in dubbio.



L’altro punto contestato al giornale è la definizione del governo di Mario Draghi come «il primo governo post democratico in Europa». In realtà, questa definizione non ha nulla a che vedere con un presunto tentativo di ascrivere questa affermazione nel solco dell’autoritarismo, mentre invece – come spiega lo stesso Broder su Twitter – si riferisce a una tendenza che è molto ben presente nell’Italia degli ultimi decenni: il fatto di individuare delle larghe intese a supporto di un governo tecnico. E, in effetti, dal governo Dini fino ad arrivare al governo Monti, l’Italia mostra di avere una lunga tradizione in proposito.

Infine, l’accusa di aver affermato che il «Pci filo-sovietico sognava una democrazia progressista»: non si tratta di una frase di Broder, ma di uno slogan del partito comunista. Non basta, dunque, a giustificare il fatto che l’opinionista del NY Times non abbia cercato le prove per smascherare, invece, una sorta di governo autoritario comunista nella recente storia dell’Italia.