Dito puntato sulla Russia: «NotPetya è roba sua, è l’attacco hacker più grave della storia»

Un ransomware, ovvero un virus potentissimo capace di entrare nel computer, invaderne la memoria e cancellare tutti i file. Si tratta di NotPetya e gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno accusato la Russia di averlo diffuso. «È stato il più grave attacco hacker della storia – hanno fatto sapere dalla Casa Bianca – e la Russia pagherà per questo». Come, non è ancora dato saperlo. Tuttavia l’amministrazione di Donald Trump ha voluto lanciare un messaggio forte.

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NOTPETYA, LA SUA POTENZA DEVASTANTE

NotPetya, infatti, ha causato danni per svariati miliardi di dollari, a partire dall’Ucraina – dove la Russia ha sempre appoggiato le milizie separatiste – per espandersi poi nelle Americhe, in Europa e in Asia.

Anche Londra, tramite il titolare Difesa Gavin Williamson, aveva accusa la Russia di «calpestare ogni regola», annunciando una reazione. Mosca, tuttavia, ha finora fatto finta di niente, accusando i due Paesi di avere un timore ingiustificato nei confronti delle azioni della Russia. Fatto sta che la tensione tra il mondo anglosassone e lo Stato di Putin sembra tagliarsi con il coltello.

NOTPETYA, I SUOI EFFETTI

La stessa tensione che ha corso attraverso i cavi di rete negli scorsi anni. Secondo gli esperti occidentali il virus maligno NotPetya fu usato in 2.000 attacchi contro l’Ucraina: l’effetto domino della diffusione di questo ransomware, poi, lo avrebbe portato nei computer degli utenti dei Paesi limitrofi, non risparmiandone alcuno (tra le vittime, ad esempio, si possono contare la multinazionale danese del trasporto navale Maersk e quella olandese di logistica Tnt).

Ma agli osservatori della CNN non è sfuggito che questo nuovo pugno di ferro utilizzato da Trump in tema di cybersecurity contro la Russia abbia dei toni piuttosto stridenti con lo stesso atteggiamento di Mosca, quando il bersaglio era Hillary Clinton durante la campagna elettorale. Cosa è cambiato, nel frattempo, tra le due superpotenze?

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